«Un libro che ti ha cambiato la vita? » La domanda arriva via e-mail, non e` accompagnata da un sorriso, ne´ da uno sguardo, complice, che ti da` tempo, ne´ da un’occhiata ambigua di chi vuole qualcosa da te, ma sa che… facile non e`. La domanda – « un libro che ti ha cambiato la vita? », « un libro che ti ha cambiato la vita? » – rimbalza, prima al cuore e poi al cervello. Suppongo prima a quello perche´ ho piu` cuore che cervello e li` tutto trova posto: s’accovaccia, aspetta, rispunta, si addormenta e poi trova il modo di uscire: certe volte come una risposta, altre come una proposta, ambedue mai soppesate, l’istinto, si sa, e` una brutta bestia.
Non mi ha cambiato la vita, ma mi ha fatto capire qualcosa della vita, qualcosa di me. Qualcosa che non sapevo, nessuno me l’aveva
chiesta e le ragazze, si sa, pensano molto alla vita e poco alla morte.
Era il ’67, faceva ancora freddo, con il caldo e con il freddo quella grande casa, sotto la montagna, la casa di Mitzi, ci accoglieva sempre.
Andavamo li` quando eravamo stanchi, delusi, soli, felici, in coppia, con voglia di sole e amore. Andavamo li`, pressappoco sempre gli stessi. Cosi` belli e cosi` giovani da pensare che l’intelligenza e`
un accessorio che in vacanza non si porta: pesa, ti fa camminare meno, sciare piu` piano. Era un anno duro per me, quell’anno, non avevo piu` niente, dovevo ricostruire tutto. La casa, sapeva. Uno, una, non ricordo il volto, mi mise in mano un libro: « L’ho letto, leggilo. Lo ha letto anche lui, e anche Mitzi. Leggilo, poi ne parliamo ».Un buon inizio, nessuno chiedeva niente. In mano avevo La nube purpurea di M.P. Shiel, una casa editrice mai sentita (Adelphi), seppi molti anni dopo che era uno dei suoi primi titoli.
Per trecento pagine la nube purpurea si aggira nel mondo, portando nella sua scia una dolciastra ondata di morte. L’universo e` tramutato in una specie di deserto dei tartari dove si aspetta, cio` che
c’e`, ma non si sa quando arriva. Non ricordo nomi, protagonisti, avvenimenti, ricordo solo quella nube purpurea, che doveva arrivare, sarebbe arrivata, niente poteva fermarla. Lessi in fretta, la comune ne aveva comprata un’altra copia, ormai eravamo in piu` di sette ad averlo letto.Ocinque? Mitzi preparo` la tavola, ci sedemmo intorno, il lesso era buono. Mitzi non aveva dormito, la nube purpurea le dava angoscia. Lei che mori` quarantadue anni dopo, con grande coraggio, dicendomi: « Non ho paura ». L.P.D. M.D. A. tentarono di fare un grande sfoggio di quell’accessorio poco vacanziero che normalmente non si mette in valigia. Ognuno aveva la sua tesi. Poi io, quella piu` debole, loro non sapevano che nel frattempo qualcosa era successo: «Mi e` piaciuto molto, perche´ ho scoperto che non ho nessuna paura di morire. Apriamo le finestre alla nube purpurea, se deve succedere, succeda ».
Mitzi, la padrona di casa, aperse le finestre con me. Mori`, con grande coraggio, quarantadue anni dopo. Io, dopo quella scoperta, affrontai il futuro: diverso, piu` bello. La nube purpurea e` un ricordo lontano di un momento indelebile. Poi scopersi la p&œlig;sia e con Dorothy Parker ritrovai quel momento nella casa in montagna.
I rasoi fanno male
I fiumi sono freddi
L’acido lascia tracce
Le droghe danno i crampi
Le pistole sono illegali
I cappi cedono
Il gas e` nauseabondo.
Tanto vale vivere.