Ecco il racconto di una serata magica di Mirna e Francesca
Ciao da Mirna e Francesca. Vi vogliamo raccontare come abbiamo vissuto la sera della Traviata, la prima della Scala, qui a San Vittore. Siamo andate, un gruppo di donne, nel settore maschile, nella rotonda, dove era stato tutto bene allestito per ospitare più o meno 200 persone fra detenuti e ospiti esterni. La prima cosa che abbiamo notato è stata che noi donne eravamo dietro, gli uomini davanti e di fianco a noi, insieme alle altre persone, c’erano figure importanti come il Ministro della Giustizia Cancellieri, il magistrato Bruti Liberati, l’oncologo Veronesi e altri.
A dire la verità, questa Traviata così moderna non ci è piaciuta molto, anzi, non vedevamo l’ora che finisse; ho notato un ragazzo con le cuffie sulle orecchie e ho chiesto a Franci: “Credi che quello lì sia una guardia del corpo?”. Lei si mette a ridere e, burlandosi di me, mi risponde: “Non vedi che ascolta la partita alla radio!” Che figura!
Poi ci si avvicina il Ministro Cancellieri, ci chiede come stiamo e dice di non preoccuparsi perché farà tutto quello che è in suo potere per dare un’amnistia o l’indulto, che non dipende tutto da lei. La ringraziamo e, nel silenzio che si è creato dopo le sue parole, una nostra compagna le dice: “ Ma, lei Ministro spinga, spinga.” Abbiamo a stento trattenuto le risate per educazione e per non ferirla. Comunque questa donnona grande e con la faccia buona ci ha trasmesso tenerezza e speranza, l’unica che non ci abbandona mai.
Arrivano le pause, da noi molto attese: chi doveva andare in bagno, chi si prendeva un rinfresco, tè e biscotti fatti dalle donne dall’ICAM, e, se Dio vuole arriva anche la fine, tra applausi e fischi. Abbiamo commentato l’opera fra di noi, chi l’aveva apprezzata e chi no; so che la mia opinione non vale molto, però la dico ugualmente: quella non è il tipo d’opera che mi piace, preferisco qualcosa di più allegro e poi, se la devo dire tutta, mi sarebbe piaciuto vederla con i costumi d’epoca, anche perché io, occupandomi della sartoria di San Vittore sono molto interessata agli abiti. “E tu, Franci, come hai vissuto questa Traviata?” “Mi sono annoiata da morire, quasi mi pento di essere venuta.” Io ribadisco che è stato comunque importante per noi, abbiamo fatto qualcosa di diverso, nella monotonia di giornate interrotte solo dal lavoro e da qualche corso.
Poi, come per magia, viene il bello, prima il bastone poi la carota. Eravamo tutti insieme, con la gente comune, abbiamo parlato un po’ con tutti, dei nostri progetti per il futuro, abbiamo trovato tante persone disposte a venire a tenere corsi per noi, a fare volontariato e a insegnarci quello che sanno. Lungo i corridoi che portano ai raggi delle celle maschili erano allineati dei tavoli, preparati con molta cura, nel primo c’erano le bibite e il panettone, nei successivi, enormi pentoloni di questo meraviglioso risotto alla milanese. Non sapevamo come comportarci, così abbiamo aspettato fino a quando qualcuno ci ha invitato ad andare a mangiare il risotto e ci ha consigliato di andare all’ultimo tavolo dove era appena arrivato il grande pentolone, per cui non si era ancora ammassata tanta gente. Che meraviglia quel risotto, erano anni che non ne mangiavo di così buono, “E tu, Franci, l’hai assaggiato?” “Come no, Mirna, non solo l’ho assaggiato, ho fatto anche il bis, però, siccome mi vergognavo, ho cambiato tavolo, così me lo sono gustato per bene, bravissimi in cucina!” Poi c’era un tavolo con caffè, tè e una grandissima cesta piena di clementini e ci siamo fermate anche lì. Alla fine ci viene incontro l’educatrice e ci chiede se avevamo provato il panettone regalato dal Prefetto, che, nel frattempo, aveva lasciato la Scala e si era unito con sua moglia alla nostra festa. Questo panettone, fatto ancora in modo artigianale, era meraviglioso, non potevamo certo perdercelo, anche se le altre si stavano raggrupando per tornare al femminile. Mentre stavamo gustando questa leccornia, qualcosa si muove, vengono a recuperarci come bambini a una gita scolastica e così finisce questa stupenda serata, con il cuore felice e la pancia piena.
“Tu che dici, Franci, lo rifaranno, tutto, compreso il risotto?” Speriamo di sì, anzi facciamo un appello, vogliamo ancora la risottata di Stefano e dei suoi ragazzi: bravi, bravissimi!