Archivio dell'autore: silviadelcuore

Herman Hesse: Imagination (tratto da)

“Se tracci col gesso una riga sul pavimento,
è altrettanto difficile camminarci sopra che avanzare sulla più sottile delle funi.
Eppure chiunque ci riesce tranquillamente perché non è pericoloso.
Se fai finta che la fune non è altro che un disegno
fatto col gesso e l’aria intorno è il pavimento, riesci a procedere sicuro su tutte le funi.
Ciò che conta è tutto dentro di noi; fuori nessuno può aiutarci.
Non essere in guerra con te stesso: così… tutto diventa
possibile, non solo camminare su una fune, ma anche volare”.

Lo sguardo di una madre ovale

Nel rugby, “il XV del presidente” è una squadra a inviti. Chi è convocato, per tradizione, fa una sola domanda: per quando?”
Un amico appassionato ha invitato quattordici persone e due musicisti a scrivere di rugby: tra queste persone invitate ci sono anche io. Ecco allora: Aa.vv., “Il XV del presidente”, edizioni A.Car., 2012.
Ho scritto una storia che parla di rugby e di sport, di adolescenza, di senso di appartenenza e di quello che succede a una madre quando si accorge che i figli crescono. Il brano si intitola “il quarto tempo”; ed è quello che succede dopo i tre tempi ufficiali.
E’ lo sguardo di una madre “ovale”…


 

Quell’aria nuova…

Quando mi regalarono “la recherche”, nella traduzione di Matalia Ginzburg, quasi mi venne un colpo: tutti quei tomi, di non meno di quattrocento pagine scritte fiffe fitte e senza figure?! Mi chiesi se portessi mai essere in grado di trovare la voglia, il tempo, la sadia giusta; mi domandai anche il motivo per il quale tale dono mi venne fatto, perchè dell’opera di proust io mi ero fata un’idea molto impegnativa. Che fosse una lettura da esibire? Lasciai languire i volumi per qualche tempo indaffarata com’ero a vivere “concretamente” la mia giovane età, tra studi, amori, nuove case, nuove città, amici, lavori ed esperienze varie, e quasi, della ricerca me ne dimenticai. Ma i libri, si sa, sono duri a morire e hanno una capacità fenomenale di non dare mai fastidio: dove li metti stanno e non si lamentano mai, nemmeno se li dimentichi per anni accatastati tutti storti; inoltre non fanno differenze: il mio Proust è stato a lungo vicino a un volumetto di Liala (e chissà quante cose si sono raccontati…). Poi, una bella volta ho aperto un volume a caso e da allora non ho più smesso. A volte leggo tutto di un fiato, sottolineo, scrivo appunti, altre volte, invece solo qualche riga. Poi magari passano settimane o mesi nel silenzio, ma le parole lette capisco che non sono vane. “Se il ricordo fa respirare aria nuova, è nuova perchè è un’aria già respirata un’altra volta”. Mi capita, in certi frangenti, quando bevo una “cup of tea”, di ritrovaremi nella descrizione delicata che fece l’autore. Cosi’ come, allo stesso modo, riaffiora la signora Cambremer quando spiega che “ho orrore dei tramonti, fa romantico, fa melodramma. Per la stessa ragione detesto la casa di mia suocera, con le sue piante del Mezzogiorno: vedrete, sembra un parco di Montecarlo”… A me, invece i tramonti piacciono molto.

Un libro su tutti

“La recherche” di M. Proust: un libro per tutte le stagioni, metereologiche e della vita. Un libro che volendo non finisce mai. un libro che distilla l’amore, la paura, la speranza, la sconfitta e il riscatto. Un (anzi tanti) libro che non può mancare. Regalare “la recherche” vi fa fare un figurone, oltretutto…

Maledimiele

Non è il titolo di un libro ma un film che è stato presentato a Venezia l’anno passato e che mi hanno invitata a vedere. E’ un film che parla dell’anoressia che colpisce una moltitudine impressionante di giovani in Italia ma non solo. Quando mi hanno invitata mi spaventava l’idea che il tema trattato potesse indugiare su un’intenzione calligrafica e amareggiante, invece, il regista, bravissimo, l’ha trattata con profondità e “disinvoltura” rendendo il tema, terribile nella sua gravità, alla portata di tutti. Alla portata degli adulti che si sentono “al sicuro” e ai quali piacerebbe sentirsi rassicurati nel loro ruolo sociale, genitore, educatore, “osservatore” ecc…)e ai quali invece è chiesto di riflettere; alla portata dei ragazzi che si sentono soli, che hanno il mondo in mano e in diretta costante ma che si trovano impreparati ad affrontare la “semplicità” e la “naturalità” della fatica di vivere: fatica di imparare, fatica di ascoltare, fatica ad accettare il rifiuto; fatica a tematizzare il senso del ‘sè’, e le frustrazioni che da esso si generano. Nel film si legge bene questa fatica che viene raccontata senza eccessi nè indulgenze. La vita è dura per tutti, ma proprio per tutti, e il finale “aperto” (nel senso che non pone risposte certe ma offre la possibilità di riflettere con lucida serenità) è una magnifica possibilità di trovarvi un pezzo della propria storia, un pezzo della propria vita. Bello, davvero. Il film non è ancora nelle sale. probabilmente uscirà a settembre. Se vi capiterà andate a vederlo e magari poi ne riparleremo.

Libri e librai

Non so come sia per voi, ma a me succede quando vado per città, di venir meravigliosamente attratta dalle vetrine dei librai. Dalla vetrina ad entrarci il passo è immediato; e una volta dentro il detto “guardare e non toccare” va a farsi benedire. Nei negozi che vendono libri trascorro tempo meraviglioso a toccate e sfogliare, e immaginare il contenuto di milioni di milioni di milioni di parole fattesi carattere grafico. Pensieri, racconti, storie, testimoninze di vite lontane o vicine o solo immaginate. Storie che divertono, storie incredibili, cronache, appunti di viaggio, confessioni d’amore, preghiere. Nei libri tutto l’amore per la vita perchè è la vita medesima che regala la possibilità di scrivere e di leggere infinitesime parti di queste vite fattesi libro. L’odore dei libri ti si stampa nella mente ed è già l’inizio di un viaggio. La consistanza della copertina, il tipo di carta, il colore. Nella città in cui abito c’è una piccola libreria gestita da sole donne: La capessa, E due abili aiutanti. Si muovono in spazi piccolissimi ma ciò che desideri se non è lì te lo trovano in un baleno. Non è un circolo culturale, nè un locale trendy. Non si beve nè si mangia. Ci sono solo i libri, montagne di libri, “en vogue” o no e quando entro nel negozio mi dimentico che fuori c’è un mondo. Con la capessa ci intendiamo al volo e ci raccontiamo delle rciproche letture; a volte scopriamo di avere letto gli stessi vecchi memorabili libri altre volte impariamo ad apprezzarci per le reciproche diversità di letture. Tutti i giorni alle 18 la capessa scompare perchè “è a recuperare i libri”: io non ho mai osato chiedere cosa significhi di preciso perchè mi piace immaginare che con la sua automobilina vada in posti incredibili dove crescono meravigliosi libri, come fiori in un prato, fiori che lei coglie per noi.

Tu sei speciale

Desidero segnalare questo libro: 30 cm per 30 per 2 copertina di cartone rigido; poche pagine illustrate benissimo. Racconta in modo mirabile la storia di bollini grigi e stelline d’oro…. Ai bambini si legge e si mima e ne vanno pazzi. I grandi si stupiscono e ci pensano su. L’autore è Max Lucado