Quando, per il mio corso di teatro, mi hanno chiesto di descrivere le cose che mi mancano dall’esterno, ho scritto che me ne mancano mille, tipo camminare per strada, farmi baciare il viso dal sole. Sì, ragazze, ho detto questo. Però sapete che la mia vita è contradittoria, e abbiamo sempre mille sensazioni. Quando mi hanno liberata all’improvviso, ho detto mille grazie a coloro che mi hanno sempre sostenuto. Le mie amiche di questa avventura; loro sanno chi sono.
Grazie per la loro pazienza e comprensione; è vero che la pazienza è un’arte che si coltiva. A te compagna di stanza, per guidarmi con i tuoi consigli, per avermi fatto ritrovare la fede che sembrava volersene andare, e per la serenità che mi trasmettevi anche con i tuoi improvvisi silenzi. Per le altre ragazze, sarò sempre qui.
Oggi se mi chiedono cosa mi manca del carcere, direi il quotidiano vivere giorno per giorno, che comincia sempre con mille rumori. Tutte le persone che, nel male come nel bene, mi hanno lasciato qualcosa con la loro lezione. Come anch’io penso di aver lasciato qualcosa di me. Però la questione più importante è cominciare a ricordarsi di camminare di nuovo nella libertà, con il piede fermo sul terreno e accogliere la possibilità del treno che passa e che dice: stazione libertà.
Sarà l’inizio dell’inizio cominciato un anno e mezzo fa; una persona mi aveva detto che la vita non finiva lì. È vero, ragazze, la ritroviamo in quella stazione e presto arriverà il treno anche per tutte voi.
Con vero e sincero affetto
Patricia Acosta
27/05/14