02 Dicembre 2013
Da vent’anni nel Laboratorio di scrittura creativa che vive nel carcere di Opera si scommette sulla potenza della poesia, sulla sua vocazione di “scalpello” che cesella l’anima, che scava, talvolta dolorosamente, nell’intimo, che può far emergere una tristezza profonda o una gentilezza insospettata o un desiderio di gioco e di fantasia, ma sempre fa emergere il bisogno di amore. Si scommette quindi sulla capacità della poesia di disvelare l’anima, prima di tutto a se stessi, cioè alla persona che la “tira fuori”, che le permette di emergere e se la pone davanti, e la guarda, spesso con stupore. Poi ai “compagni di viaggio” nel Laboratorio: qui, insieme, si sperimenta la capacità della poesia di unire le persone, nell’ascolto profondo, nella “compassione”, quella vera, quella indicata dal senso etimologico della parola di “con patire”, cioè di “patire con”, di sentire insieme. Allora la poesia è davvero fonte di scoperta rinnovata delle persone. Quante volte ho sentito dire in Laboratorio: “Ti conoscevo da anni, ma ora, qui, ti conosco in modo nuovo, ti ho raggiunto come non avrei mai potuto raggiungerti”.
A questa verità profonda a cui ci chiama la poesia, a questa fiducia nella propria interiorità che permette di far emergere il proprio sentire e di comunicarlo, in Laboratorio si accompagna una attività di apprendimento del linguaggio poetico, che permette a tutti, proprio a tutti, di rivestire di parole ciò che si ha dentro, di comunicarlo nel modo vivo, ricco di molteplici significati, talvolta metaforico, della poesia. Perché, ed è la continua esperienza che si fa in Laboratorio, tutti possono imparare a scrivere una poesia, così come tutti possono imparare a scrivere una lettera: lo potrete constatare anche in questo calendario, dove tutti i partecipanti al Laboratorio vi parlano con una poesia, proprio tutti: dalla persona che frequenta da quindici anni a quella che viene da due mesi. Come è possibile questo? In fondo si tratta solo di “stare bene insieme” e di aspettare i tempi di espressione di ognuno. Il linguaggio infatti lo si impara – e in questo ci è maestro Alberto Figliolia, poeta e, soprattutto, amico, da molti anni sempre presente in Laboratorio – ma si tratta soprattutto di fidarsi del proprio sentire e di comunicarlo, e questo lo si può fare solo se ci si sente accettati. Più difficile è acquisire uno sguardo poetico verso la realtà, un modo di guardarla e di amarla in modo nuovo, uno sguardo che dà valore a tutto, anche al più piccolo elemento, poiché, come diciamo noi in Laboratorio, la poesia non sta nella bellezza dell’oggetto, ma negli occhi di chi lo guarda. Poi per alcuni la poesia sarà la via preferenziale di espressione, la strada trovata e che non si abbandona più, per altri sarà uno strumento in più per comunicare in alcune occasioni.
A proposito di sguardo poetico e di linguaggi: quest’anno il nostro consueto calendario è un rincorrersi di sguardi e di linguaggi: c’è lo sguardo delle persone detenute che si esprime con le parole di una poesia e c’è lo sguardo di Margherita Lazzati che si esprime con le immagini delle sue fotografie. L’anno scorso il Laboratorio aveva scoperto le belle fotografie, i “miraggi” colti al volo da Margherita nel suo camminare nella vita e ciascun partecipante al Laboratorio aveva cercato le parole per entrare in relazione con le sue visioni, in un dialogo in cui Margherita aveva dato la prima battuta. Quest’anno, al contrario, è stato il Laboratorio ad aprire il dialogo proponendo a Margherita le sue poesie. Una poesia per ognuno dei 27 partecipanti e Margherita ha cercato di entrare in contatto con ogni poesia fatta di parole con la poesia delle sue immagini.
Nelle pagine seguenti vedrete il risultato: la stessa realtà di cui parla una poesia è accompagnata da una immagine che a volte ha colto la stessa realtà, a volte ha colto invece, in una realtà differente, lo stesso profondo messaggio.
Perché questa è la dignità di ogni linguaggio, nessuno è “servo” dell’altro, nel senso che meramente serve a illustrarlo, ma tutti colgono nella realtà che noi umani viviamo, lo stesso grido, la stessa comunicazione, e li ridicono secondo la propria specificità, perché differenza è bellezza.
A tutti voi che sfoglierete questo calendario, l’augurio di giorni scanditi dalla bellezza, che sempre si accompagna a un sentire umano, capace di ascolto e di fratellanza.
E se avete voglia di entrare in dialogo con noi, il nostro amico editore, Gerardo Mastrullo, riceverà volentieri commenti, poesie, lettere, immagini e quanto credete sia in comunione di animo con il nostro calendario.
Silvana Ceruti