Scrivere qualcosa per Capodanno comporta uno sforzo anti retorico peggio ancora che per il Natale. So che fallirò. Servirebbe una sfilza di buoni propositi, ma preferisco uno sguardo verso l’anno trascorso. Ne ho un’immagine un po’ come quella del parco Sempione oggi, poco colore, fiera resistenza degli enormi e profumati sempreverdi, l’acqua plumbea del laghetto, il sole che carezza le capoccette degli alberi più alti, illuminandoli. Un’immagine a tratti desolante, o infida, ma solo in apparenza. Per smentirla basta tenersi lontani dall’acqua fredda e avvicinarsi ai cespugli, che nascondono strette strette centinaia di gemme. In questa visione mista, tra umido spavento e luminose speranze, si muovono tantissime persone, che mi paiono provenienti da tutto il pianeta. Tutti allegri. Due bambine che si dicono un segreto e si abbracciano, famiglie che camminano dondolando, ragazzi e ragazze, non necessariamente in questo ordine di reciprocità, che si baciano e ridono, proprietari di cani che corrono e chiamano, e molte altre figure. Ecco, mi pare un po’ questo il mio anno trascorso. Anno in cui preoccupazioni e dolori si sono cacciati improvvisamente come schegge nel fianco (è da allora che cammino storta?) e poi la scheggia è stata tolta, la ferita curata e poi zacchete un’altra. Anno dell’ennesimo trasloco, per una casa piccina picciò che però ci ha accolto a braccia aperte, e fa nulla che non ci sta la batteria se hai una vicina che ti porta una fetta di torta e una piantina di erica. Un’immagine di un anno solo apparentemente desolante e minacciosa, ma piena di promesse, dove sono state le persone a fare la differenza. Tutte quelle che, già nel mio cuore, nuove, o ritrovate, facendo un pezzo di strada con me o sorridendomi tutti i giorni, ascoltandomi o stringendomi per le spalle, ridendo a crepapelle o cercando la soluzione a un problema, litigando e facendo pace nelle ore successive, aiutandomi materialmente o con consigli efficaci, o, perfino, ricomparendo la notte di Natale, spaccandomi il cuore, da un luogo lontano lontano (ehi, Vincio, sei tu!), hanno reso tutto il quadro pieno di significato, degno di essere vissuto e, soprattutto, ricordato.
Un numero di persone impressionante, rispetto ai pochi, pochissimi, persi per strada.
Ecco, tutte queste persone costituiscono la mia dote di forza e allegria per tuffarmi nel nuovo anno, perché l’unico grande protagonista dell’anno che viene saremo noi: le persone.