Ci scrive Mario Bellini, il grande designer, per festeggiare con noi i cinquant'anni del Salone.
Cara Lina, il Salone compie cinquant’anni, e io stesso ne festeggio cinquanta dall’inizio della mia avventura di architetto e designer. Da allora tutto è profondamente cambiato. Perché oggi una sedia non si disegna più con la matita e con le mani (anche se io lo faccio ancora), ma con il computer, realizzando render complessi che sono il risultato di virtuosismi della tecnica e della bravura di giovani progettisti “nativi digitali”.
Perché i materiali che si usano non sono solo quelli tradizionali, ma anche plastiche, resine, carte riciclate o pressate e compositi high-tech.
Perché i committenti non sono più solo quegli illuminati capitani d’industria brianzoli che hanno inventato il made in Italy dell’abitare e che quando si sono trovati davanti alla parola “design” non ne conoscevano né il significato, né la pronuncia. E perché anche
i designer non sono solo più quel gruppo di architetti-pionieri travolti dal boom economico dell’Italia degli anni Sessanta, ma schiere di giovani creativi che arrivano da tutto il mondo. Da Sudamerica, Corea, Africa, India, Australia. Ecco, cinquant’anni di Salone del Mobile (ma
non li dimostra), perché sì, tutto è cambiato, tranne l’appuntamento a Milano. Perché solo qui, e in nessun altro luogo del mondo, si dà appuntamento l’eccellenza del design, ieri internazionale, oggi globale. Un settimana di festa e di celebrazione di quella straordinaria creatività, fantasia, invenzione, che si traduce, con un colpo di genio e di magia, in un oggetto. Ma anche in emozioni e nuovi stili di vita. Mario Bellini