Si presentò al Boulevard Malesherbes alle due. Lo fecero passare in salotto. Aspettò.
La signora Walter apparve con la mano tesa in uno slancio di gioiosa premura.
"Qual buon vento?"
"Nessun buon vento, ma il desiderio di vederla. Una forza misteriosa m'ha sospinto a casa sua, non so perché, senza ch'io abbia niente da dirle. Son venuto, eccomi qua! Mi perdona questa visita mattutina e la franchezza della spiegazione?"
Aveva detto tutto questo in tono galante e faceto, col sorriso sulle labbra e molta serietà nella voce.
Lei se ne stava lì stupita, un poco rossa, balbettando:
"Ma… a dire il vero… io non capisco… lei mi stupisce…"
Lui aggiunse: "E' una dichiarazione in forma giocosa, per non spaventarla…"
S'erano seduti vicini. Lei prese la cosa come uno scherzo.
"Dunque è uan dichiarazione… seria?"
"Ma certo! E' da un pezzo che volevo fargliela, anzi da un bel pezzo. Ma non osavo. Dicono che lei sia molto severa, molto rigida…"
La signora Walter aveva riacquistato la propria disinvoltura. Rispose:
"E perché ha scelto oggi?"
"Non so" disse lui.
Poi, abbassando la voce, soggiunse: " O meglio, perché da ieri non son riuscito a pensare ad altro."
Lei balbettò impallidita a un tratto: "Via, basta con le ragazzate, cambiamo discorso."
Ma lui le si era buttato ai piedi così bruscamente da metterle a un tratto paura. Tentò di alzarsi, Geroges la costrinse a restar seduta stringendola con le braccia alla vita, e ripetendo appassionatamente: "Sì, è vero, l'amo follemente, da un pezzo. Non mi risponda nulla. Cosa vuole che le dica, sono un pazzo. L'amo… Oh, sapesse quanto l'amo!"
Lei si sentiva mancare, ansava, cercava di parlare senza riuscire a pronunciare una parola. Lo respingeva indietro con tutte e due le mani, lo aveva preso per i capelli per impedirgli di avvicinar la bocca alla sua. Girava il capo da destra a sinistra, di scatto, con gli occhi chiusi per non vederlo più.
Lui la toccava attraverso il vestito, la maneggiava, la palpava, mentre lei si sentiva svenire sotto quelle carezze brusche e forti. Georges si alzò all'improvviso e cercò di prenderla, ma lei, rimasta libera un attimo, gli sfuggì con una mossa all'indietro, e si mise a scappare da una poltrona all'altra.
Gli parve ridicolo rincorrerla, e si lasciò cadere su una sedia coprendosi il volto con le mani e fingendo di singhiozzare convulsamente.
Poi si alzò, gridò: "Addio, addio", e fuggì via.
Riprese tranquillamente la mazza in anticamera e scese in istrada pensando: "Cribbio, mi sa che ci siamo." E passò dal telegrafo per fissare un appuntamento con Clotilde per l'indomani.
(da Guy de Maupassant, Bel-Ami, traduzione di Giorgio Caproni, Garzanti)