Michele Grassadonia è un architetto, ed è un ecologista convintissimo: raccoglie da terra i mozziconi di sigaretta, a casa si lava con l’acqua piovana e fa a meno della luce.
Insomma Grassadonia è un cittadino perfetto per quanto parecchio fissato e ha scelto di vivere a Siena, città ideale. Una sera di pioggia si mette al volante, lungo il percorso vede il corpo di un uomo, chiama i soccorsi e cominciano i guai. Per una serie di circostanze Michele da soccorritore diventa indagato e Siena da città della gioia diventa luogo dei peggiori incubi.
Luigi Lo Cascio – attore noto per bravura e intensità – debutta alla regia con la storia di un cittadino dotato di spiccato senso del dovere massacrato dalla giustizia e La città ideale è un esordio bello, importante, costruito bene e condotto con stile asciutto – sospeso tra il drammatico e il paradossale, con echi di Kafka, Petri e ancora Polanski, – non sempre decifrabile per l’eccesso di metafore, qualche digressione di troppo e il ritmo a tratti lento.
Nel ruolo della madre di Michele (interpretato dallo stesso regista) debutta come attrice la mamma di Lo Cascio, Aida Burruano, ed è nata una stella!
E se Lo Cascio riflette su un innocente perseguitato, Il volto di un’altra di Pappi Corsicato racconta la volgarità dei nostri tempi di plastica attraverso una carrellata di personaggi da disprezzare, a iniziare dal bel chirurgo René e da sua moglie Bella – conduttrice di un programma sulla chirurgia con ascolti in fase calante –, disposti a tutto per ri-farsi l’immagine. Corsicato si diverte con i suoi mostri, frulla generi diversi, conferma senso e gusto del colore, omaggia Pedro Almodovar e anche altri autori, e Il volto di un’altra si segue con piacere non tanto per ciò che dice – nulla di davvero nuovo – ma per come lo mette in scena.
In conclusione: da vedere, entrambi.