Archivio dell'autore: Ilaria d'Andria

Il vizio dell’arte. Rassegna cinematografica

Les-enfants-du-paradis-1-460x230

E mentre al cinema Apollo si riflette sul lavoro, dal 22 al 26 ottobre allo Spazio Oberdan si riflette sul mondo del teatro, sempre attraverso il cinema.

In rassegna otto gioielli senza tempo – tutti da vedere e rivedere – tra i quali Eva contro Eva di Joseph L. Mankiewicz, Rumori fuori scena di Peter Bogdanovich, Pallottole su Broadway di Woody Allen e La sera della prima di John Cassavetes.

In viale Vittorio Veneto 2, per saperne di più: www.cinetecamilano.it

Sguardi al lavoro. Rassegna cinematografica

  sguardi al lavoro Il titolo più atteso probabilmente è l’ultimo in programma: difatti per chiudere la nona edizione della rassegna promossa da Inail è stato scelto – in anteprima – Due giorni, una notte di Jean-Pierre e Luc Dardenne. Le riflessioni, i ragionamenti, le rappresentazioni, le difficoltà e le declinazioni attorno al mondo del lavoro attraverso il cinema proseguono con altri undici film tra i quali Per altri occhi di Silvio Soldini e Giorgio Garini, Sacro Gra di Gianfranco Rosi, La nostra terra di Giulio Manfredonia, In grazia di Dio di Edoardo Winspeare e – altra anteprima – Buoni a nulla di (e con) Gianni Di Gregorio. Tutto gratuito, dal 21 al 24 ottobre al cinema Apollo (Galleria de Cristoforis 3): per il programma completo, gli orari e altre informazioni www.spaziocinema.info e www.inail.it

Amore, Cucina e Curry. Regia di Lasse Hallstrom

Unknown-1

Ricordate Chocolat, dove Juliette Binoche finiva per conquistare uno sperduto paesello francese oltreché il cuore di Johnny Depp?

Correva l’anno 2000: dopo quattordici anni il regista svedese aggiorna la trama  ai tempi, ai conflitti sociali, alle spezie e alle mode e fusioni culinarie.

Detto questo, la storia della famiglia Kadam – che dall’India si trasferisce in un villaggio francese aprendo un locale etnico nientedimeno che di fronte allo stellato ristorante di Madame Mallory – pur priva di originalità, scontata e prevedibile fin dall’inizio e demagogica e stucchevole quanto basta, si vede con gusto (un consiglio: non andateci a digiuno) e si digerisce senza fatica.

Spazio Oberdan: Un albero indiano, regia di Silvio Soldini e Giorgio Garini

ALBERO INDIANO

Chi ha visto Per altri occhi –  il precedente documentario di Silvio Soldini e Giorgio Garini dedicato al mondo di chi non può vedere – di sicuro ricorda la storia di Felice Tagliaferri, lo scultore.

Ecco, Un albero indiano racconta il viaggio di Felice in India per insegnare a un gruppo di quindici bambini ciechi, sordi e normodotati le tecniche e i segreti della scultura.

Quarantatré minuti intensi, veri, asciutti e necessari dove la lavorazione della creta e la nascita di un oggetto fanno vedere come chi vive al buio può riscattarsi sviluppando un talento: Un albero indiano è in programmazione fino al prossimo 17 ottobre allo Spazio Oberdan (viale Vittorio Veneto 2), per saperne di più c’è il sito www.oberdan.cinetecamilano.it

I due volti di gennaio, regia di Hossein Amini

Unknown

Lui, lei, l’altro: lui e lei sono una coppia di ricchi e raffinati turisti americani in viaggio in Grecia e l’altro è un piacente imbroglioncello allo sbaraglio che si fa avanti per portare i due in giro alla scoperta delle bellezze del luogo.

Le ombre del passato, i segreti, il morto, la fuga, il presunto morto, le relazioni ambigue, ambiguità varie e su tutto l’ambientazione primi anni sessanta formato cartolina tra Atene, Creta e Istanbul, i bei completi chiari indossati da Viggo Mortensen e i tubini di Kirsten Dunst: I due volti di gennaio – tratto da un romanzo di Patricia Highsmith – è levigato, è confezionato con cura e si lascia seguire ma la desiderata tensione non arriva mai.

Museo Diocesano: La mia notizia del giorno

large_13xxxxxxxxxxxxx_20140923150414

Riecco finalmente un piacevole appuntamento della domenica mattina a Milano, la lettura dei quotidiani nella Sala dell’Arciconfraternita del Museo Diocesano (corso di Porta Ticinese, 95).

Si comincia alle 11.30 – più o meno un’ora di lettura con i commenti del giornalista di turno e poi spazio alle domande del pubblico, sempre numeroso, sempre generoso di spunti e punti di vista e sempre ghiotto di risposte –, e si finisce intorno all’una.

Dopo Giangiacomo Schiavi, il 12 ottobre ci sarà Beppe Severgnini, il 19 Stefano Jesurum, il 9 novembre Ranieri Polese, il 16 Paolo Mereghetti, il 23 Andrea Monti, il 30 novembre Marco Imarisio.

L’ingresso è gratuito, per saperne di più: www.corsicorsari.it e www.museodiocesano.it

 

Una promessa, regia di Patrice Leconte

locandina-promessa

Germania, 1912.

Il ricco industriale Karl – col cuore malandato e molto accogliente – assume come segretario personale il giovane ingegnere Friedrich, di modeste origini e notevoli capacità: tra Friedrich e Lotte – la giovane moglie di Karl – è desiderio a prima vista ma solo dopo otto anni, e alla fine del film, si daranno il primo bacio.

Una promessa di amore, la separazione, i silenzi, gli sguardi, i palpiti, i turbamenti, e su tutto lo scorrere del Tempo: Patrice Leconte – ispirandosi a un romanzo di Stefan Zweig – li mette in scena con eleganza, misura e compostezza e con le giuste atmosfere e gli sguardi eloquenti di Alan Rickman da soli valgono il prezzo del biglietto.

Fratelli unici, regia di Alessio Maria Federici

 

Fratelli_unici_poster

 Pietro (Raoul Bova) è un medico chirurgo e ha preferito la carriera alla famiglia, Francesco (Luca Argentero) vive alla giornata facendo lo stuntman e lo sciupafemmine: ecco in sintesi i due fratelli, unici perché agli opposti.

Quando Pietro ha un incidente – addio memoria! – tocca a Francesco doversene occupare, l’esperienza rieducherà entrambi.

Tutto è molto prevedibile ma anche una storia prevedibile può essere ben scritta: qui non lo è, la sceneggiatura è debole, le battute sono meccaniche, le incongruenze sono tante e il posizionamento di marchi e prodotti è troppo invadente.

Peccato, abbiamo così bisogno di commedie leggere.

Spazio Oberdan: Omaggio a Marlene Dietrich

Unknown

Indipendente, fascinosa, ambigua, sensuale, indimenticabile: è Marlene Dietrich.

Dieci film e un documentario: mercoledì 8 è iniziata allo Spazio Oberdan (viale Vittorio Veneto 2) un’imperdibile retrospettiva che ripercorre la carriera della grande attrice tedesca. L’angelo azzurro e Marocco, Shangai Express e Venere bionda, Capriccio spagnolo e Testimone d’accusa: questi sono soltanto alcuni dei film senza tempo in programma fino al 19 ottobre, per saperne di più c’è il sito www.cinetecamilano.it

Take Five, regia di Guido Lombardi

TAKE_FIVE_locandina 

In una Napoli livida e scrostata cinque personaggi diversamente spiantati, ugualmente disperati e con un passato di galera alle spalle si mettono insieme per rapinare il caveau di una banca.

Fatto il colpo e sparito il bottino di gioielli si ritrovano l’uno contro l’altro in un susseguirsi di situazioni paradossali molto divertenti e anche molto tragiche.

Take Five – sospendendo i toni tra leggerezza e dramma e strizzando l’occhio a tanto (troppo) cinema – funziona bene (una sforbiciata di quindici minuti avrebbe giovato) e molto del merito va alla banda del buco formatada attori tutti bravi e in parte, a cominciare dal gigantesco Peppe Lanzetta nel ruolo di Sciomèn, rapinatore leggendario.

L’incredibile storia di Winter il delfino 2. Regia di Charles Martin Smith

L'incredibile_storia_di_Winter_il_delfino_2_Teaser_Poster_Italia_mid

Riecco Winter, un benvenuto ai nuovi delfini, riecco gli appassionati e caparbi istruttori dell’ospedale marino di Clearwater: continua la bella storia ecologica tutta cuore amore e buoni sentimenti – tratta da fatti accaduti per davvero, come si vede alla fine – che probabilmente riporterà nelle sale chi era uscito soddisfatto, emozionato e commosso dal primo capitolo del 2011.

Party Girl, Regia di Marie Amachoukeli, Claire Burger e Samuel Theis

50548

Angélique ha sessant’anni, fa l’entraineuse e trascorre le serate – molto truccata molto tatuata molto ingioiellata e poco vestita  – esibendosi in un locale, ancora desiderosa di conquistare e piacere ai clienti, che sono sempre meno.

Un giorno Michel, un affezionato cliente da sempre innamorato pazzo di lei, le chiede di sposarlo.

Niente favola alla Pretty woman, Party Girl filma le perplessità, i dubbi e le scelte di Angélique Litzenburger, che interpreta se stessa recitando con il corpo e il volto segnati da rughe e malinconia  e i figli del film sono i figli veri (Samuel  è uno dei registi).

Party Girl è un affresco familiare autentico, affettuoso, umano, vitale e senza speranze: l’ultimo festival di Cannes lo ha premiato, adesso tocca al pubblico.

Un ragazzo d’oro, regia di Pupi Avati

 Locandina di Un ragazzo d'oro_0

Alla morte del padre sceneggiatore (di film di basso livello), il figlio Davide (pubblicitario suo malgrado col pallino della scrittura e dipendente da psicofarmaci) si mette alla ricerca del libro che il genitore stava scrivendo, sollecitato da un’editrice americana.

Davide completa l’opera (che si rivela un successo), riabilitando la figura del padre ma pagando in prima persona un carissimo prezzo.

Passioni, frustrazioni, intrighi e ombre su e giù tra Milano e Roma e niente sapori profumi colori e soprattutto niente calore della terra emiliana: Un ragazzo d’oro è lento, non coinvolge, si segue a fatica (guardando spesso l’orologio: brutto segno!) e la nota più stonata di molte altre è Sharon Stone.

Museo Interattivo del Cinema: DINO RISI, una spietata ironia

gio0

Se domenica 28 settembre dopo colazione non avete altri impegni andate al MIC: alle 15 c’è Il giovedì – meno conosciuto film di Dino Risi con Walter Chiari nel ruolo di un papà separato -.

L’omaggio al maestro comprende Una vita difficile, Il sorpasso, Il vedovo, I mostri e ancora una selezione di cortometraggi e il documentario Una bella vacanza. Buon compleanno Dino Risi!

In viale Fulvio Testi 121 dal 25 settembre al 2 ottobre, per il programma completo e altre informazioni: www.cinetecamilano.it

Leggi tutti gli articoli in Bicocca.

Resta anche domani, regia di R.J. Cutler

Loc+Data_Resta_anche_domani

Mia è una talentuosa violoncellista, è stata presa da una rinomata scuola di musica e si è da poco lasciata con Adam, promettente cantante rock. Tutto sommato la vita le sorride finché un incidente automobilistico spedisce genitori e fratellino all’altro mondo.

Mia – sospesa tra la vita e la morte – in forma di spirito osserva gli amici, i parenti nonché l’ex fidanzato raccogliersi disperati attorno al suo letto d’ospedale e medita se morire o restare mentre  il nastro della storia si riavvolge rendendoci partecipi di tante cose accadute prima dello scontro fatale.

Insomma, una valle di lacrime con grandi domande e grandi temi ma solo sulla carta: Resta anche domani vorrebbe strappare lacrime, palpiti ed emozioni ma non ha la passione dirompente e lacerante di un melò e langue senza riuscire a scaldare neppure un poco i cuori.

I nostri ragazzi, regia Ivano De Matteo

i

Due fratelli benestanti molto diversi e ugualmente perbene, due cognate (che si detestano apertamente), due cugini adolescenti antipatici ma soprattutto permale che al rientro da una festa picchiano una senzatetto (che morirà). Una telecamera di sorveglianza riprende il pestaggio, il filmato viene poi trasmesso in tv, chi ha visto si faccia vivo.

Degrado morale, assenza di valori, indifferenza, responsabilità, comprensione, complicità, colpe, coscienza: grandi interrogativi (cosa farei se uno di quei ragazzi fosse mio figlio? la domanda ci coinvolge), tematiche alte e buon cast (Lo Cascio, Mezzogiorno, Gassmann, Bobulova) ma il tutto viene appena lambito e molto generalizzato.

Barbecue, regia di Eric Lavaine

barbecue-poster-ita

Antoine è un piacente cinquantenne, ha una moglie altrettanto piacente che tradisce di frequente, ha un inossidabile gruppo di amici da venticinque anni, fa sport, mangia e vive sano per tenersi in forma e scacciare le malattie. Un infarto gli fa cambiare registro – a quel punto tanto vale mangiare di tutto e di più, fregandosene di trigliceridi e colesterolo – e la nuova vita inizia proprio durante una vacanza con gli amici in una villa da sogno.

Grigliate, pregiati vini d’annata, ristoranti, champagne, baguettes, croissants, zuccheri e grassi a volontà ma soprattutto chiacchiere e mentre loro parlano, straparlano, si criticano, litigano, si tengono il muso, fanno pace, si lanciano battute, si prendono in giro, ridono, si deridono, si ripetono, rivelano segreti e dicono bugie in sala noi ascoltiamo.

Prendere o lasciare, Barbecue diverte o sfinisce: certo, nulla di nuovo nulla di che tutto trito e ritrito ma il fascinoso Lambert Wilson e gli altri interpreti valgono il prezzo del biglietto.

Le due vie del destino, regia di Jonathan Teplitzky

destino 

Inghilterra del Nord, anni Ottanta: l’ingegner Eric Lomax –  prigioniero dei giapponesi in Thailandia nel 1942 – non trova pace e gli incubi e le ossessioni del passato – che torna in flash back, tra l’altro la parte migliore del film –  lo sollecitano a tornare in quei luoghi per presentare il conto al suo torturatore, ancora vivo.

Male e Bene, Orrore Amore e Dignità, Sofferenza e Redenzione, Vendetta e Perdono: Le due vie del destino – affidato alle abbastanza inerti interpretazioni di Colin Firth e Nicole Kidman – è un classico polpettone cucinato con discreta cura ma assai patinato e convenzionale.