Archivio dell'autore: Ilaria d'Andria

American Sniper, regia di Clint Eastwood

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Clint Eastwood sceglie la vicenda vera di Chris Kyle – il leggendario cecchino americano che ha combattuto in Iraq sei anni e quattro turni a partire dal 2003 – per riflettere sul senso, sulla follia, sui disagi e sui danni collaterali della guerra che resta dentro la testa e dentro gli occhi del soldato anche durante i rientri a casa tra una missione e l’altra e che alla fine lo risparmia restituendolo alla famiglia, alla quotidianità, alla salvezza di altre vite – la missione di Chris, sempre e comunque – e a un destino beffardo, in patria.
Asciutto, scabro, forte, potente, senza fronzoli e senza invadenti colonne sonore: con “American Sniper” Clint Eastwood centra il bersaglio ancora un’altra volta.

Spazio Oberdan: Orson Welles

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Parte bene il nuovo anno a Spazio Oberdan.
Difatti il 10 gennaio inizia la retrospettiva dedicata a Xavier Dolan e tre giorni prima ne comincia una su Orson Welles.
Le sue storie, i suoi personaggi, il suo stile, il suo linguaggio: per mercoledì 7 gennaio sono in programma “Il processo”, “Otello” e “Quarto potere”, il giorno dopo ci saranno “Lo straniero e “Macbeth”, il 9 “Cagliostro” e “Rapporto confidenziale (Mr. Arkadin)”, il programma comprende altri gioielli senza tempo e si va avanti fino al 26 gennaio.
A Spazio Oberdan in viale Vittorio Veneto 2, per il programma nei dettagli e per altre notizie: www.cinetecamilano.it

Spazio Oberdan: Xavier Dolan, 4 anteprime

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Mentre Mommy – l’energico, intenso, estremo, straziante, inquietante film del venticinquenne regista canadese – è ancora nelle sale e nel cuore di chi lo ha visto, alla Cineteca è venuta in mente una bella e gradita idea: proporre gli altri quattro lungometraggi del talentuoso Dolan, presentati a Venezia e a Cannes e mai distribuiti in Italia. Si inizia sabato 10 gennaio con “J’ai tué ma mère” e “Laurence Anyways”, si riprende il giorno successivo con “Les Amours imaginaires” e “Tom à la farme”, ogni titolo ha diverse repliche (la rassegna prosegue fino al 1° febbraio) e il programma comprende ovviamente anche “Mommy”.
A Spazio Oberdan in viale Vittorio Veneto 2: per il calendario completo delle proiezioni (in versione originale coi sottotitoli in italiano) e per altre notizie www.cinetecamilano.it

Il ragazzo invisibile, regia di Gabriele Salvatores

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Michele vive a Trieste, è un tredicenne introverso, a scuola i compagni di classe bulletti lo prendono in giro e l’amata Stella neppure lo vede.
Un giorno – indossata una tuta dai colori sbiaditi – il ragazzo si scopre invisibile e dopo aver scoperto molte cose sul suo passato si ritrova a fare il supereroe, salvando i coetanei bulli e la pupa del cuore dai cattivi arrivati dalla Russia e ancorati nel porto triestino.
Non tutto convince, la prima parte è più fluida e scorrevole della seconda – dall’entrata in scena dei russi in poi il film si ingarbuglia – ma almeno Gabriele Salvatores si discosta dai soliti consueti confini di casa nostra e sperimenta altre strade, dimostrando coraggio e senso del rischio.
E così la scelta di affrontare le dimensioni e le problematiche dell’adolescenza attraverso un racconto fantastico ricco di metafore e di effetti speciali va premiata, e il pubblico lo sta facendo.

Ogni maledetto Natale, regia di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo

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Natale 2014 al cinema: quest’anno niente più crociere a bordo di comode navi o vacanze in luoghi esotici, è tempo di cambiare e di esplorare nuove strade.
In “Ogni maledetto Natale” – nelle sale già da fine novembre – il pranzo di Natale addirittura si sdoppia – prima nella famiglia burina, folle e stravagante di Giulia, e dopo in quella ricca, ipocrita e annoiata di Massimo –, si sdoppiano anche gli attori (tra i tantissimi: Laura Morante, Marco Giallini, Corrado Guzzanti, Valerio Mastandrea), ognuno partecipa – e si diverte molto – a entrambi i pranzi e il giorno più importante dell’anno viene messo in scena con toni grotteschi, sarcastici e surreali e con qualche graffio: lo spunto è grazioso, il risultato un poco meno, non tutto funziona, si sorride e si ride qua e là ma almeno gli ingredienti sono diversi da quelli di solito utilizzati nei film natalizi e il tentativo va quindi apprezzato.

Un Natale stupefacente, regia di Volfango De Biasi

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Remo (Lillo) e Oscar (Greg) si ritrovano a fare da zii al nipote di nove anni, dal momento che i genitori del bambino sono finiti in galera per spaccio.
Natale è in arrivo e i due per evitare che il piccolo Matteo vada a finire in istituto chiedono aiuto l’uno all’ex moglie e al suo attuale tatuatissimo spasimante e l’altro all’ultima fidanzata di turno a mettere in scena una vigilia di festa da famiglia perfetta.
“Un Natale stupefacente” è un film pulito e senza volgarità ma non ha grandi intuizioni né scatti, ha poco ritmo, è a corto di battute e non si ride.
Cento minuti e sentirli.

St. Vincent, regia di Theodore Melfi

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Vincent è un pensionato misantropo, dedito all’alcool e alle corse dei cavalli ma con il cuore d’oro. Oliver è un timido ragazzino che si è da poco trasferito con la mamma divorziata nella casa a fianco.
Vincent gli farà da babysitter, a modo suo, e in occasione di un tema scolastico sarà scelto dal bambino come santo preferito.
D’accordo, tutto è previsto e prevedibile e abbondano zucchero e buonismo ma la storia è ben scritta ben raccontata e ben confezionata, c’è ritmo, ci si diverte e ci si commuove, Bill Murray è un perfetto adorabile ruvido scorbutico e il resto del cast è molto indovinato.

L’amore bugiardo – Gone Girl, regia di David Fincher

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Centoquarantacinque minuti e non sentirli.
Se avete letto l’omonimo romanzo di Gillian Flynn dal quale è tratto il film, pazienza.
Se invece – come la sottoscritta – non lo avete letto, accomodatevi in sala possibilmente a digiuno da recensioni e letture che potrebbero svelare troppo e gustatevi “L’amore bugiardo – Gone Girl” dove attraverso la storia di Nick e Amy Dunne – una piacente coppia di sposi interpretata da Ben Affleck e Rosamund Pike (applausi) – si parla del matrimonio e dei suoi scheletri, delle molteplici sfaccettature dell’animo umano, delle ombre, dei dubbi e delle apparenze delle relazioni nonché della frenesia dei mezzi di comunicazione.
Amy Dunne scompare il giorno del quinto anniversario di nozze: segue la versione del marito – quella principale – alternata al racconto di lei ricostruito attraverso le pagine del suo diario.
Chi sono Amy e Nick? chi mente? chi dice la verità? chi è il carnefice e chi la vittima? come sono andate le cose? e soprattutto che fine ha fatto Amy?
Le prospettive si ribaltano di continuo, e David Fincher semina indizi e distribuisce sospetti, rimescola le carte e le rimette in gioco – con abilità e gusto -, disorientando gli spettatori e portandoli da una parte all’altra.
Per 145 minuti che seducono e funzionano a meraviglia, come si diceva all’inizio.

Museo Interattivo del Cinema: Omaggio a Seymour Hoffman

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Philip Seymour Hoffman è scomparso da poco meno di un anno, la Cineteca ne ricorda grandezza e talento attraverso sette interpretazioni: si comincia sabato 27 dicembre con “Truman Capote – A sangue freddo”, il primo dell’anno nuovo c’è “Una fragile armonia” di Yaron Zilberman, si chiude domenica 4 gennaio con “Onora il padre e la madre” di Sidney Lumet.
In mezzo altri quattro film, tutti da (ri)vedere.
Al Museo Interattivo del Cinema in viale Fulvio Testi 121, per i dettagli www.cinetecamilano.it

Storie pazzesche, regia di Damian Szifron

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Ecco un’altra sorpresa da scoprire sotto l’albero di Natale 2014: arriva dall’Argentina, si intitola Storie pazzesche ed è composta da cinque brevi episodi e un prologo (che fa prendere il volo all’intero film) indipendenti l’uno dall’altro ma legati dal filo rosso della violenza irrefrenabile di uomini e donne di fronte a soprusi e sopraffazioni, anche i più insignificanti.
L’automobilista arrogante, l’ingegnere tartassato dalle multe, un cliente da avvelenare, un miliardario disposto a tutto pur di salvare il figlio, la sposa che scopre il tradimento del neomarito il giorno delle nozze: il desiderio di ribellarsi è incontenibile, la vendetta è servita, la liberazione assicurata.
Toni satirici e toni più amari, ritmo, eccessi, crudeltà, energia, rimandi e citazioni, una colonna sonora trascinante e un cast a quattro stelle per un affresco contemporaneo nero e pauroso ma allo stesso tempo esilarante: dirige Damian Szifron, produce Pedro Almodovar.
E in sala si riflette, ci si spaventa e ci si turba, divertendosi.

Neve, regia di Stefano Incerti

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Un uomo, una donna e tanta neve.

Lui è Donato, un infermiere carcerario alla ricerca del bottino di una rapina compiuta in zona anni prima. Lei è Norah, una donna equivoca e appariscente in fuga da un tipo violento che la scarica dalla macchina, proprio mentre sta passando Donato.

Lui le offre un passaggio, i due continuano il viaggio insieme lungo le strade piene di neve, deserte e silenziose tra Ovindoli e Rocca di Mezzo, in Abruzzo. Ognuno si porta dietro segreti, ombre e tormenti, ognuno cerca di intuire quelli dell’altro, il dialogo tra i due almeno all’inizio è ridotto all’osso, e quando Donato prova ad aprirsi e a raccontarle perché gli servono tanti soldi, Norah fiuta l’odore del danaro e la faccenda si complica.

Fino al finale in sospeso lasciato all’interpretazione di ogni spettatore.

Neve è un nero malinconico e struggente con pochissimo sangue e senza assassini girato soprattutto in macchina e tutto incentrato sulle psicologie, gli sguardi, i silenzi e le sfumature di due vite allo sbando nonché sul paesaggio che ne è il terzo se non addirittura il protagonista principale, e se la messa in scena convince, affascina e crea tensione e suggestioni convince di meno la sceneggiatura, un po’esile e frettolosa, in ogni modo l’interpretazione superlativa di Roberto De Francesco – una maschera di dolore che non si dimentica – da sola basta per scegliere, tra le tante pellicole sotto l’albero di Natale, anche Neve.

Il ricco, il povero e il maggiordomo, regia di Aldo, Giovanni e Giacomo e Morgan Bertacca

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Giacomo – un ricco e spregiudicato finanziere – e Giovanni – il suo fedele maggiordomo – investono Aldo – povero ambulante abusivo in fuga dai vigili urbani: seguono disavventure, tracolli, cambiamenti e finale lieto per tutti, ambientati a Milano tra i grattacieli smaglianti di Porta Nuova e una casa di ringhiera.

Riecco il trio sotto l’albero di Natale, eccolo alle prese con la crisi: stavolta però brilla meno e appare stanco, la storia è sempliciotta e ha poco smalto, insomma è come se le loro travolgenti potenzialità comiche avessero il freno a mano.

Ma l’affetto nei confronti del terzetto è grande e comunque risate e sorrisi sono assicurati, quindi pazienza se alla fine si resta un po’ delusi e scontenti, la prossima volta andrà meglio.

Bravi gli attori di contorno (Massimo Popolizio, Francesca Neri, Rosalia Porcaro e l’elenco continua) e fa sempre molto piacere ritrovare Giuliana Lojodice, qui nel ruolo della mamma del povero.

Melbourne, regia di Nima Javidi

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Teheran, dentro un luminoso appartamento borghese: ci sono valigie sparse e scatoloni ovunque, telefoni e citofoni che suonano di continuo e vicini e parenti che vanno e vengono per salutare Amir e Sara, una giovane coppia di sposi diretta a Melbourne per perfezionare gli studi.

I due sono concitati, allegri, affiatati, e pieni di energia positiva, si fanno domande, si confidano aspettative e sogni. Poi un imprevisto li travolge rischiando di farli restare e alla fine – in un crescendo di bugie e di errori che metterà a nudo le loro personalità – non saranno più gli stessi.

Melbourne è un dramma privato ma universale fatto di anime, volti e sentimenti che si segue come un thriller e dove l’unità di tempo e di luogo aumenta tensione e ansia.

Peccato perderlo: in questi giorni è al cinema Mexico, in via Savona 57 (www.cinemamexico.it).

Ma tu di che segno 6? Regia di Neri Parenti

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Ossessioni e condizionamenti da oroscopo, declinazioni sul tema con emorroidi e clisteri, cerniere lampo che non si chiudono, fatalone di turno bionde e brune, situazioni e battute ai minimi, perdite di memoria e via continuando.

Un altro cinepanettone è servito: si poteva fare di peggio? Se è vero che al peggio non c’è fine forse sì, ma si poteva fare anche di meglio visto che il cast comprende Gigi Proietti, Vincenzo Salemme e Ricky Memphis, che peccato sprecarli così!

Sintetizzando con un aggettivo: imbarazzante.

Il Natale di Do&Ma: un dono per guardare alla vita

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Torna il mercatino natalizio di Donna e Madre Onlus, l’associazione impegnata – attraverso l’accoglienza e servizi di formazione – nell’inserimento di donne e madri italiane e straniere vittime di violenza.

Capi di abbigliamento, gioielli, piante, vini, borse e accessori, dolci, marmellate e squisitezze varie, da regalare e da regalarsi: questo e altro ancora ci aspetta in via Ascanio Sforza 75 giovedì 11 dicembre (dalle 15 alle 19, con cocktail) e venerdì 12 e sabato 13 dalle 10 alle 19.

Il ricavato delle vendite sarà devoluto all’acquisto di un ecografo per il Consultorio Familiare Luisa Riva, per altre notizie: www.doema.it

Magic in the Moonlight, regia di Woody Allen

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Woody Allen è tornato in Europa per raccontarci la storia di un prestigiatore inglese – raffinato quanto altezzoso – convocato in Costa Azzurra da un amico per indagare su una veggente americana intenta, secondo lui, a truffare una doviziosa famiglia.

Magia e realtà, fede e dubbio, razionale e irrazionale, aldiqua e aldilà: il menu con le domande, le riflessioni e le alte tematiche – da sempre molto care al regista – è servito ma questa volta non ci sono la brillantezza, la leggerezza, il tocco magico e l’incanto che contraddistinguono i suoi film – anche i meno riusciti – dove di solito brilla anche la malinconia.

E così nonostante una luminosa ambientazione Anni 20, i bei costumi, i deliziosi cappellini, le musiche appropriate e le macchine d’epoca e nonostante la presenza di classe di Colin Firth e la simpatia di zia Vanessa (Eileen Atkins) Magic in the Moonlight non prende il volo, è svogliato, verboso, noiosetto.

Insomma, la nuova trasferta di Allen in Europa delude e si esce dalla proiezione come degli innamorati respinti, già in attesa però di un prossimo appuntamento.

Spazio Oberdan: Van Gogh – L’uomo e la terra. I film

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Fino all’8 marzo 2015 a Palazzo Reale c’è la mostra Van Gogh – L’uomo e la terra, dall’11 dicembre al prossimo 3 gennaio la Cineteca Italiana propone a Spazio Oberdan (viale Vittorio Veneto 2) una bella rassegna di alcuni film dedicati a vita, opera e sofferenze dell’artista olandese.

Si comincia l’11 alle 20 con Vincent e Theo di Robert Altman dove Van Gogh è interpretato da Tim Roth, si riprende sabato 13 con un film mai distribuito in Italia – Van Gogh di Maurice Pialat -, il 14 saranno poi proiettati dei corti firmati da Akira Kurosawa, Alain Resnais e Luciano Emmer, e il 21 Brama di vivere di Vincente Minnelli con Kirk Douglas nel ruolo di Van Gogh

Ogni film ha più repliche e sono tutti in versione originale coi sottotitoli in italiano, per il calendario delle proiezioni e altro: www.cinetecamilano.it

Scemo & + scemo 2, regia di Bobby e Peter Farrelly

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A un film che ha funzionato spesso tocca un seguito.

Sono passati vent’anni, Harry e Lloyd sono sempre più scemi oltreché invecchiati e imbolsiti e le avventure alla ricerca di una figlia che uno dei due non sapeva di avere annoiano e mettono un’infinita tristezza addosso, e poi il livello di volgarità e di sguaiataggine del tutto è a tratti quasi insostenibile.