Archivio dell'autore: Ilaria d'Andria

Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza, regia di Roy Andersson

piccioneEcco dalla Svezia 39 sfumature di squallore e grigiume universale quotidiano, dove ogni sequenza è un breve frammento di commedia umana, dove strani personaggi perlopiù brutti o imbruttiti e strane situazioni invitano a riflettere sulle tante assurdità della condizione umana e dove il tutto – collegato da una coppia di venditori falliti di giochi di carnevale che non fanno ridere nessuno – compone un mosaico surreale sospeso tra insensatezza e ironia, ma soprattutto insensatezza, che vorrebbe far ridere o almeno sorridere, e che invece annoia, e che comunque ha vinto il Leone d’Oro all’ultimo Festival di Venezia.
E il pubblico? Un miracolo se riesce a restare fino alla fine.

Noi e la Giulia, regia di Edoardo Leo

noi e laTre quarantenni diversamente falliti comprano in società un casale fatiscente nella campagna del Sud per farne un agriturismo e stradafacendo accolgono nell’avventura un comunista pieno di ideali e una svampita molto incinta e molto di buon cuore.
Niente sarà facile, tra piccoli e grandi intoppi, a cominciare dal camorrista del luogo che si presenta a riscuotere il pizzo a bordo di una vecchia Giulia.
Riecco i quarantenni sconfitti, scontenti ma non disperati, eccoli visti e raccontati da Edoardo Leo, qui attore e direttore d’orchestra di un bel cast (quanto sono bravi Claudio Amendola e Carlo Buccirosso) in una commedia generazionale che riflette, divertendo, sulle difficoltà e sulle amarezze del presente nonché sulle speranze e sui desideri di rivincita.
Già, amarezze e speranze: e come finisce la storia?
Il finale è lasciato aperto, lo sceglie il pubblico. Continua a leggere

Viviane e omaggio alla regista israeliana Elkabetz

Vi è sfuggito “Viviane”, quel bellissimo e intenso film che attraverso la vita difficile e il destino segnato di una donna tratteggia la condizione femminile in Israele?
Nessun problema, ci pensa la Cineteca a riproporlo più volte durante questa settimana e oltre a “Viviane” – dove l’israeliana Ronit Elkabetz è la protagonista nonché la regista e la sceneggiatrice assieme al fratello Shlomi – l’omaggio comprende “La banda” e “Matrimonio tardivo” dove Ronit è solo l’interprete.
Fino a domenica 1° marzo a Spazio Oberdan in viale Vittorio Veneto 2, per sapere tutto: www.cinetecamilano.it

viviane

Salvo Randone. Un grande attore

Anzi, grandissimo. Di cinema, di teatro, di televisione.
E la Cineteca Italiana lo sta ricordando con una selezione di sette film – o meglio: sette interpretazioni – tutti da (ri)vedere.
Il 24 febbraio ci sarà “I giorni contati” di Elio Petri, il 25 “A ciascuno il suo” ancora di Petri, domenica 1° marzo “Le mani sulla città” di Francesco Rosi seguito poi alle 21 da quella meraviglia che è “La prima notte di quiete” di Valerio Zurlini,
Fino a domenica 1° marzo a Spazio Oberdan (viale Vittorio Veneto 2), per il calendario completo e altre notizie: www.cinetecamilano.it

Salvo Randone

Mordecai, regia di David Koepp

mordecai-1-Girotondo attorno al mondo tra servizi segreti, terrorismo, mafia internazionale, traffici e trafficanti d’opere d’arte: gli ingredienti per fare di Mordecai una commedia poliziesca inglese vecchio stile un po’ rosa un po’ nera c’erano, ma niente da fare, è riuscita proprio male e Johnny Depp – qui Charlie Mordecai, un esperto d’arte brillante, truffaldino, intuitivo e soprattutto baffuto sulle tracce di un dipinto di Goya per sanare ingenti debiti – è insopportabile e le sue troppe smorfie contribuiscono a peggiorare una vicenda comunque mai accattivante, senza smalto e priva di quell’attesa leggerezza e di battute e situazioni scoppiettanti.

WHIPLASH, REGIA DI DAMIEN CHAZELLE

Whiplash-5547.cr2Non vi piace il jazz? nessun problema, probabilmente vi piacerà lo stesso “Whiplash”, un duello all’ultima goccia di sudore, passione e sangue tutto a ritmo di jazz tra un allievo di batteria di un famoso college e un insegnante di musica dai metodi alquanto sadici, il quale non risparmia violenza e offese ritenendo che il talento vada esplorato e tirato fuori anche – o meglio: soprattutto – così.
E la sofferenza, il sangue, il sudore, la tenacia, le rinuncie del discepolo coinvolgono senza interruzioni dall’inizio alla fine, tra grandi emozioni e momenti di disturbo.

Birdman, regia di Alejandro Gonzales Inarritu

keatUn attore che un tempo fu il supereroe del titolo si rimette in gioco interpretando e producendo un testo di Raymond Carver.
La faccenda è già assai complicata di per sé, il resto della compagnia poi, nonché una ex moglie rancorosa, una figlia problematica da recuperare e l’amante non gli semplificano certo le cose.
Niente da fare, ce l’ho messa proprio tutta a seguire e a farmi appassionare dalla vicenda dell’attore in declino sull’orlo di una crisi di nervi e del suo doppio che lo riporta alla realtà ma il regista messicano – che non mi aveva convinta nei suoi film precedenti – continua a non entusiasmarmi e il motivo è sempre lo stesso, come gli stessi i suoi vizi: ho come l’impressione che per due ore mi domandi “ehi tu, ma lo vedi quanto sono bravo, abile e talentuoso?” e alla fine l’eccesso di virtuosismo, di compiacimento e di carne al fuoco (molti spunti sono triti e ritriti) sacrifica le emozioni, almeno le mie.
Comunque “Birdman” – quasi un unico incalzante piano sequenza – vola alto, nove candidature agli Oscar imminenti, mah!

Selma – La strada per la libertà, regia di Ava DuVernay

selDa Selma fino a Montgomery, in Alabama.
Correva l’anno 1965 quando a migliaia tra bianchi e neri marciarono pacificamente per il diritto al voto dei secondi mettendo a rischio le proprie vite, e “Selma” racconta questa importante, necessaria e quanto mai attuale pagina di Storia e di giustizia – guidata da Martin Luther King Jr. – nonché le manovre della politica e del potere in modo classico, efficace, convincente.

Romeo & Juliet, regia di Carlo Carlei

carleiRiecco al cinema la storia d’amore e morte più famosa e celebrata di tutti i tempi, stavolta girata tra Verona e Mantova, ambientata nel Rinascimento, con due interpreti bellini ma non in parte, piatti nonché troppo poco intensi per recitare i versi di Shakespeare, qualche bravo attore di contorno (come Paul Giamatti nel ruolo di Frate Lorenzo e Lesley Manville in quello della nutrice) e una colonna sonora invadente e soprattutto inutile.
Il tutto comunque è abbastanza rispettoso e procede svelto e c’è da sperare che almeno i giovanissimi lo scelgano come film da vedere magari nel giorno di San Valentino, decidendo poi di avvicinarsi al poeta inglese.

River to River 2014. Il festival del cinema indiano di Firenze a Milano

Tre giorni per conoscere qualcosa dell’India, dei suoi conflitti, dei suoi drammi: ecco a Milano per il secondo anno una piccola preziosa selezione di film dall’ultimo Festival del cinema indiano che da quattordici anni presenta a Firenze il meglio della cinematografia indiana.
Si comincia venerdì 13 con “Sold”, basato sulla storia di una bambina venduta dagli stessi genitori a un bordello di Calcutta, il giorno dopo saranno proiettati il cortometraggio “Hechki” – viaggio di un ragazzo dal Bangladesh a New York, con singhiozzo – e il documentario “Chronicles of a Temple Painter”, domenica 15 si chiude con “Qissa”.
Tre giorni per conoscere qualcosa dell’India, si diceva all’inizio, attraverso alcune opere che probabilmente non avremo altre occasioni di vedere.
A Spazio Oberdan (viale Vittorio Veneto 2), per saperne di più: www.cinetecamilano.it

Robert Altman: 90 anni di un mito

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Il prossimo 20 febbraio Robert Altman compirebbe 90 anni: la Cineteca italiana approfitta della ricorrenza per organizzare una retrospettiva di undici film – più, meno, e per niente noti – del regista, scomparso nel 2006, che ha stravolto schemi e generi prestabiliti dal sistema di Hollywood ridendo e prendendo in giro con stile inconfondibile la politica e la società americane.
Tra i titoli in programma “M.A.S.H.”, “Nashville”, “Il lungo addio”, “Gosford Park”, “Vincent e Theo”, e ancora “I protagonisti”, “Anche gli uccelli uccidono” (mai distribuito in Italia) e il documentario “Altman” dove Ron Mann ricostruisce la vita e l’opera del regista attraverso interviste e testimonianze nonché spezzoni di film e materiale d’archivio.
Dal 7 febbraio al 1° marzo al Museo Interattivo del Cinema (viale Fulvio Testi 121), per il calendario completo e altro: www.cinetecamilano.it

La grande arte al cinema: Rembrandt

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Dopo “Matisse” e “La ragazza con l’orecchino di perla” e prima di “National Gallery” e “Vincent Van Gogh” è in arrivo “Rembrandt” di Kat Manssor – una visita virtuale lunga novanta minuti alla scoperta del mondo e dell’opera dell’artista olandese attraverso la mostra “Rembrandt: The Late Works” dislocata tra la National Gallery di Londra e il Rijksmuseum di Amsterdam -.
Il film – ricco di quadri nonché di interviste agli addetti ai lavori – è imperdibile come gli altri appuntamenti del ciclo e resta nelle sale soltanto martedì 10 febbraio (per l’elenco completo: www.nexodigital.it). A Milano sarà poi replicato a Spazio Oberdan (viale Vittorio Veneto 2) il 20 e il 22 nell’ambito della rassegna “La grande arte al cinema” (per informazioni: www.cinetecamilano.it).

Unbroken, regia di Angelina Jolie

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Corse alle Olimpiadi di Berlino del 1936, fu aviatore nella seconda guerra mondiale, sopravvisse nell’oceano Pacifico per 47 giorni resistendo a fame, sete, tempeste e squali, fu salvato dai giapponesi, che lo imprigionarono e lo torturarono con particolare crudeltà e sadismo: insomma ne ha passate proprio tante Louis Zamperini, figlio di italiani immigrati in America, con infanzia e adolescenza ugualmente difficili, scomparso a 97 anni lo scorso luglio.
Ecco “Unbroken” di Angelina Jolie dove la regista – contornata da artisti eccellenti per il montaggio, la sceneggiatura e la musica – si impegna tanto per mettere in scena un’incredibile storia vera con il calvario di un uomo che niente e nessuno riescono a piegare, ma dove il tutto risulta troppo patinato, ben illuminato, accurato nei particolari, poco sporco e qua e là anche paradossale (quel pizzetto perfetto in mezzo al Pacifico, mah!) per coinvolgere e farsi davvero sentire.

Turner, regia di Mike Leigh

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Joseph Mallord William Turner (1775-1851) è un uomo sgraziato, scostante e sgradevole, si esprime attraverso grugniti, ha rapporti sessuali quasi animaleschi, cammina barcollando, si veste di stracci e fa di tutto per essere antipatico all’establishment inglese, e anche alla regina Vittoria, riuscendoci benissimo, però è uno dei maggiori paesaggisti di sempre, in anticipo sulla pittura che verrà, sempre alla ricerca di una risposta, che nel suo caso è riposta nel pennello: ecco “Turner” di Mike Leigh che racconta gli ultimi 25 anni di vita dell’artista – quando il passato umile e difficile è alle spalle ma quando, pur rientrando tra i grandi della Royal Academy, insoddisfatto continua a cercare risposte da dare ai suoi tormenti – in centocinquanta minuti mai agiografici né patinati e convenzionali dove i tumulti dell’animo del maestro sono resi alla perfezione dalle marine in tempesta.
Non c’è quasi azione – chi la cerca è meglio si astenga e scelga altro – e il film è senza dubbio lungo, o meglio: allungato, e a tratti anche noioso, ma la bellezza di immagini e colori, molte scene come quella della “fotografia” e la magistrale interpretazione di Timothy Spall ne fanno un gran bel film.

Spazio Oberdan: Il sale della terra e omaggio a Wim Wenders

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Martedì 3 febbraio alle 19.15 sarà il bellissimo “Il sale della terra”, fino a poco tempo fa nelle sale, a dare inizio alla rassegna organizzata dalla Cineteca Italiana in occasione dell’Orso d’oro alla carriera assegnato dal Festival di Berlino 2015 al regista tedesco.
Dodici i film selezionati per ripercorrerne le fasi della carriera e ripassarne tematiche e stili: tra i titoli in programma “Alice nelle città”, “Nel corso del tempo”, “Lisbon Story”, e ancora “Il cielo sopra Berlino” e “Paris, Texas” (entrambi in edizione restaurata).
A Spazio Oberdan (viale Vittorio Veneto, 2) fino al 27 febbraio, per il calendario completo e molto altro: www.cinetecamilano.it

Gemma Bovery, regia di Anne Fontaine

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Martin Joubert vive con moglie e figlio in una cittadina in Normandia – tra boschi, colori dolci, tanta calma e tanta noia – dove fa il panettiere, proseguendo così l’attività paterna, e dove continua a coltivare la sua passione per libri, letteratura e soprattutto Gustave Flaubert.
Un giorno arriva nella casa di fronte una coppia di inglesi, Gemma e Charles Bovery, e – complici i nomi e i cognomi, nonché la sensualità e l’aria insoddisfatta di lei – Martin, incline alle sublimazioni, inizia a “seguirli” da vicino e confondendo realtà e letteratura immagina per i due un destino simile ai loro quasi omonimi di carta e provoca suo malgrado una serie di guai.
Ecco “Gemma Bovery”, una commedia ironica, intelligente, elegante, gustosa come i croissants, le baguettes e le delizie biologiche impastate da Martin, attenta ai battiti e alle scosse del cuore, con una sceneggiatura a cinque stelle e un gruppo di interpreti perfetti guidati da Fabrice Luchini che definire superlativo è quasi riduttivo.

Sei mai stata sulla Luna? Regia di Paolo Genovese

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Milano/moda/carriera/soldi/grattacieli/tacchialti/jetprivati/stress e Puglia/sole/cuore/terra/mucche/galline/semplicità: di nuovo nord e sud, ancora variazioni sul tema.
Guia – che lavora nella moda tra Milano e Parigi – va in Puglia per vendere il casale avuto in eredità ma la faccenda è complicata dalla presenza in loco dell’aitante vedovo massaro Renzo (Raoul Bova, davvero in formissima) che le farà conoscere i valori genuini della campagna oltreché vari simpatici abitanti del paese, tra i quali i baristi rivali (Sergio Rubini ed Emilio Solfrizzi), l’emigrato siciliano (Nino Frassica), la bancaria sognatrice (Sabrina Impacciatore) e il cugino picchiatello (Neri Marcorè).
Il finale è lieto e bilancia i contrasti tra modernità e tradizione in una commedia sentimentale corale costruita per piacere che si rivela banale, poco divertente, troppo lunga, infarcita di martellante musica alla moda e di marchi in bellavista.

Auditorium San Fedele: Diritti al…cinema!

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Quattro film, quattro occasioni per parlare e approfondire tematiche legate all’attualità assieme a magistrati, avvocati, scrittori.
“Diritti…al cinema!” inizia mercoledì 28 gennaio con “La ricerca delle origini” preceduta dalla commedia “Starbuck – 533 figli e non saperlo” di Ken Scott, l’11 febbraio “La passione della conoscenza” sarà introdotta dalla visione di “Class Enemy” di Rok Bicek, il 25 si parlerà de “La dignità del lavoro” dopo “In grazia di Dio” di Edoardo Winspeare e l’appuntamento conclusivo dell’11 marzo attorno a “Le mani sulla città” sarà dopo “Anime nere” di Francesco Munzi.
Si comincia alle 20 (solo l’11 marzo alle 20.45), il biglietto singolo costa 6 euro, la tessera per tutte e quattro le serate ne costa 20.
In via Hoepli 3, per conoscere i tanti partecipanti agli incontri e per altre informazioni: www.sanfedele.net