Archivio dell'autore: Ilaria d'Andria

Cinema Mexico: The Fighters – Addestramento alla vita, regia di Thomas Cailley

the-fighters-addestramento-di-vita-424102-360x360Madeleine e Arnaud hanno suppergiù vent’anni, un’età cruciale.
Madeleine è benestante, scostante, piena di spigoli e muscoli, mangia pesce frullato a colazione, è ossessionata dalla fine del mondo e fissata con le tecniche di sopravvivenza. Arnaud fa controvoglia il falegname nell’officina del fratello, resta folgorato dalla ragazza da subito e per starle vicino e farla innamorare si iscrive allo stesso corso di addestramento militare estivo. Ma i due ben presto si defilano dal corso spazientiti e delusi ma innamorati e insieme continuano ad esercitarsi tra i boschi, rischiando poi di morire a causa di una nube tossica che avvolge l’Aquitania, provocata forse dall’uso eccessivo di pesticidi.
The fighters – Addestramento alla vita debutto alla regia di Thomas Cailley, è una commedia esistenzialista e anche romantica, un po’ folle un po’ curiosa, leggera e profonda, fresca, molto giovane e sui giovani nonché interpretata da giovani attori, mai banale e sempre originale, in ogni modo da non perdere.
E così la Francia continua a dare soddisfazioni, al cinema.
In questi giorni il film è in programmazione al Mexico, in via Savona 57 (www.cinemamexico.it).

Citizenfour, regia di Laura Poitras

citizenfourTutti siamo spiati, tutti siamo messi sotto controllo: ecco finalmente nelle sale “Citizenfour”, il documentario Premio Oscar 2015 di Laura Poitras che attraverso le rivelazioni di Edward Snowden – ex-dipendendente dell’agenzia NSA – sui metodi utilizzati dai servizi segreti americani per sorvegliare il mondo, ricostruisce passo dopo passo lo scoppio del Datagate.
“Citizenfour” è montato come un thriller, e in effetti lo è e il racconto avvince e mette ancora più paura visto che è una vicenda vera ma la lunghezza (poco meno di due ore) a tratti si fa sentire.

Spazio Oberdan, MIC e Area Metropolis di Paderno Dugnano: Il cinema italiano visto da Milano

noi e laI lungometraggi, i documentari, i cortometraggi, la tavola rotonda, gli eventi speciali, la retrospettiva Milano città aperta – I 70 anni dalla Liberazione, gli ospiti, le sorprese, il concorso Rivelazioni con cinque opere prime: inizia oggi pomeriggio – per proseguire fino a domenica 26 aprile – il festival Il Cinema Italiano visto da Milano, sempre gustoso e vario e come sempre dislocato su tre sedi.
Oltreché per le anteprime e le rivelazioni la manifestazione è un’occasione per (ri)vedere alcuni film della stagione tra i quali Noi e la Giulia di Edoardo Leo, Hungry Hearts di Saverio Costanzo, Latin Lover di Cristina Comencini e Torneranno i prati di Ermanno Olmi.
Ma il calendario della tredicesima edizione è articolato e ricco, per scoprirlo e organizzarsi e per conoscere le modalità di partecipazione, gli orari e altro ancora c’è il sito www.civm.cinetecamilano.it

Teatro dell’Arte: Cinema e arte

07_L’immortale-Gino-De-Dominicis_Giorgio-Traves-1080x671Sei giorni, diciotto film – sugli artisti e degli artisti -, sedici ore di proiezione, sette paesi di provenienza: da lunedì 20 a sabato 25 aprile torna al Teatro dell’Arte (viale Alemagna 6) Cinema e Arte, la bella rassegna – arrivata alla quinta edizione – che indaga e approfondisce l’arte contemporanea attraverso il mezzo cinematografico.
Le siècle de Cartier Bresson, Picasso céramiques, Salvator Dali Génie Tragi-comique, L’immortale (Gino De Dominicis): il programma è come sempre ricco, gustoso e per i gusti di tutti, i film sono in lingua originale (il 20 e il 21 aprile c’è un servizio di traduzione simultanea), per il calendario completo delle proiezioni, le informazioni sui biglietti e altro www.crtmilano.it e www.triennale.org

L’amore non perdona, regia di Stefano Consiglio

LAMORE-NON-PERDONA-foto-3Adriana ha sessant’anni, è vedova da tempo, ha una figlia e un nipote, lavora come infermiera in un ospedale di Bari e vive una vita priva di ansie ma anche di desideri; Mohammed di anni ne ha trenta, lavora al porto come scaricatore ed è arabo.
Adriana e Mohammed si incontrano in ospedale, lui le chiede aiuto, lei – di origine francese – lo aiuta: scoppia reciproco amore, scoppia pure lo scandalo – al lavoro, in famiglia – considerando oltre il divario anagrafico, la nazionalità dell’uomo. Ma Adriana combatte, soffre e sfida tutto e tutti per difendere quell’amore.
Stefano Consiglio debutta alla regia con un melò che trova il suo punto di forza nei due interpreti – a cominciare da Arianne Ascaride, grande attrice che parla con gli occhi – e i punti di debolezza in qualche luogo comune di troppo, il sospetto di terrorismo è una forzatura della quale si poteva fare sinceramente a meno.

Se Dio vuole, regia di Edoardo Falcone

se-dio-vuole-gassman-gialliniC’è qualcosa di peggio di un figlio gay?
Altroché se c’è per Tommaso, stimato cardiochirurgo di successo molto lontano dalla religione, ed è sapere che suo figlio intende entrare in seminario.
Apriti cielo! la rivelazione per papà Tommaso è insostenibile, così tanto da immaginarsi un complotto nonché la responsabilità della frequentazione con qualcuno, il che in effetti è vero visto che Andrea segue gli incontri di Don Pietro, un prete carismatico con dialettica veloce, disinvolta, anticonformista, moderna e aperta, più aperta e comprensiva di quella del professore.
Ecco in estrema sintesi Se Dio vuole, l’esordio alla regia di Edoardo Falcone che al netto delle imperfezioni – come la scrittura dell’evoluzione, nella seconda parte, del personaggio della moglie di Tommaso e il finale dove tutto e tutti vengono rimessi troppo a posto – è una commedia scoppiettante, frizzante e piacevole con un cast davvero a quattro stelle, ben amalgamato e assai affiatato.
E poi Alessandro Gassmann è sempre più bravo (e bello), ma vogliamo parlare della bravura di Marco Giallini?

Museo Interattivo del Cinema: Intrighi internazionali

IntrigoInternazionaleSei film, più o meno settanta anni di cinema – dal 1942 al 2014 -, un genere: l’intrigo.
Comincia martedì 14 aprile con Intrigo internazionale di Alfred Hitchcock la retrospettiva dedicata a storie di spie, donne fatali e intrighi vari.
Si va avanti fino al 30 aprile, il 29 la proiezione di Terrore sul Mar Nero di Norman Foster sarà preceduta dalla presentazione del libro Viaggio nella paura – da cui è tratto – e tra gli altri titoli in programma ci sono Sciarada di Stanley Donen, I tre giorni del Condor di Sidney Pollack e I due volti di gennaio di Hossein Amini, uscito qualche mese fa.
In viale Fulvio Testi 121, per il calendario completo e altre notizie: www.cinetecamilano.it

Il padre, regia di Fatih Akin

il-padre-trailer-italiano-e-locandina-del-nuovo-film-di-fatih-akin-2Il genocidio del popolo armeno – raccontato al cinema da Atom Egoyan e dai fratelli Taviani – torna con Il padre di Fatih Akin che però non è proprio il film che ci si aspettava dal regista turco-tedesco di Soul Kitchen e La sposa turca.
Questo perché la vicenda del fabbro Nazaret – strappato nel 1915 alla famiglia per essere arruolato nell’esercito, o meglio: per andare ai lavori forzati – e la ricerca – molti anni dopo e dopo averne passate e subite di tutti i colori – delle due gemelle prima a Cuba poi in America è un fumettone dal sapore di megaproduzione internazionale con poca anima, poco approfondimento e abbondanza di stereotipi.
E poi non ci si emoziona mai, neppure la scena finale riesce a procurare qualche palpito e far scendere qualche lacrima.

Lettere di uno sconosciuto, regia di Zhang Yimou

Lettere-di-uno-sconisciutoUn insegnante – tornato a casa dopo un periodo nei campi di correzione maoisti – tenta di risvegliare i ricordi della moglie che senza più memoria non lo ha riconosciuto e lo ha messo alla porta.
Ecco in estremissima sintesi “Lettere di uno sconosciuto” dove Zhang Yimou denuncia l’orrore, l’oscurità e l’amnesia della Rivoluzione Culturale attraverso una storia d’amore piegata dalla Storia ad alto quasi esasperato tasso di melodramma e di tristezza (il finale è davvero strappacore: tenete pronti i fazzoletti).
Certo, forse da un maestro come Yimou ci si aspettava molto di più, molto di meglio e soprattutto meno lacrime, più furore e più grinta, ma gli attori (Gong Li è la moglie smemorata, Chen Daoming il marito dimenticato) sono bravi e il film è comunque un bel melò, per quanto un po’ scontato.

Second Chance, regia di Susanne Bier

secondIn autunno, quando uscì l’indigesto fumettone Una folle passione ci si chiedeva quando Susanne Bier sarebbe tornata a girare e ambientare le sue storie in Danimarca.
Desiderio esaudito da Second Chance dove la regista – attraverso la vicenda di Andreas, poliziotto perfetto con bella moglie bella casa e pupetto biondo e coccolato, e quella di Tristan, tossicodipendente che vive in una casa lurida con una ragazza sottomessa e un neonato malnutrito, sporco e per niente coccolato – mette in scena i confini tra bene e male, tormenti etici e conflitti vari in un susseguirsi di colpi bassi, effettacci e schematismi che puntano allo stomaco, al fastidio e alla capacità di sopportazione dello spettatore.
Intanto, mentre alla fine del film torna un certo ordine, i tempi di In un mondo migliore sembrano sempre più lontani…

Tempo instabile con probabili schiarite, regia di Marco Pontecorvo

tempo-instabile-con-probabili-schiariteRomagna bella Romagna laboriosa, Romagna in crisi.
Giacomo (Luca Zingaretti) ed Ermanno (Lillo) hanno una cooperativa che fabbrica divani, i divani non vanno più come un tempo e la bancarotta è imminente fino a che uno zampillo di petrolio nel cortile riaccende le speranze nonché gli animi, gli umori e le posizioni opposte dei due soci, che sono anche molto molto amici.
Peccato, le premesse per una commedia su etica e capitalismo c’erano pure ma il film si perde per strada, ha poco ritmo e tempi lunghi – meglio ancora : allungati – e gli attori sembrano i primi a non crederci dopo tutto così tanto.
E neanche John Turturro, nei panni di un petroliere, riesce a far decollare il film e a portare le attese schiarite dopo le nuvole.

Soldato semplice, regia di Paolo Cevoli

cevoli-soldato-sempliceAnche se il primo conflitto mondiale è stato molto e ben raccontato dal cinema e “Torneranno i prati” di Ermanno Olmi circola ancora nelle sale, “Soldato semplice” di Paolo Cevoli – dove lo stesso Cevoli interpreta un maestro che spedito per punizione al fronte nel 1917 si rivela un eroe per caso nonché maestro di vita di un giovane soldato caprese che non sa né leggere né scrivere – è un’altra variazione sulla guerra imperfetta epperò genuina, e messa in scena con cuore e amore.
Ecco sì, “Soldato semplice” è un film che si fa volere bene, è poi Paolo Cevoli è un comico che arriva dalla televisione ma debutta al cinema scegliendo tutta un’altra strada, di certo più difficile.

Into the Woods, regia di Rob Marshall

Into-the-Woods-3Metti che le storie e i protagonisti di quattro fiabe arcinote – Cenerentola, Cappuccetto rosso, Rapunzel e infine Jack e il fagiolo magico – si intreccino con la vicenda di una coppia di panettieri disposta a molto pur di avere un figlio, si incontrino nel bosco e inizino a cantare: ecco in sintesi “Into the Woods”, che Rob Marshall ha tratto da un musical di grande successo.
Qualche spunto di riflessione interessante per analizzare la funzione, i sottintesi e i sottotesti delle favole – dove nessuno è come abbiamo pensato fino a oggi che fosse e così i vari finali, tutt’altro che felici – c’è, il cast è di tutto rispetto (Meryl Streep fa la strega e Johnny Depp il lupo), la confezione è accurata e pure i costumi ma ciò nonostante “Into the Woods” non è sempre di facile comprensione, a tratti è respingente e faticoso per non dire noioso, di sicuro è troppo lungo e non indicato ai bambini.
Il momento migliore? L’irresistibile duetto canoro dei due principi sulle loro pene d’amore, che in effetti vale il resto del film.

Medea dal National Theatre di Londra

medeaEcco ancora un appuntamento da non perdere, sempre in inglese con i sottotitoli, sempre per un solo giorno: martedì 7 aprile arriva in una selezione di cinema (per conoscere le sale: www.nexodigital.it ) “Medea” – un altro spettacolo della rassegna del National Theatre di Londra -.
La stranota tragedia di Euripide è rivista da Ben Power, diretta da Carrie Cracknell e interpretata da Helen McCrory: dura un’ora e quaranta, e che ora e quaranta!

La famiglia Bélier, regia di Eric Lartigau

la-famille-belierMamma e papà sono sordi, il fratello minore pure, insomma in famiglia la sola udente è la sedicenne Paula, che fa da tramite con il mondo ai suoi parenti – bizzarri, vitali, energici e per niente piegati dal silenzio -.
E nel paesello sperduto della campagna francese – dove i Bélier vivono – tutto procede in un clima spensierato e sorridente fino a quando la ragazza – un po’ per caso ma soprattutto per amore – scopre di avere una voce d’angelo e di cantare benissimo e si trova a dover scegliere se partecipare a un concorso di musica a Parigi, lasciando così che la famiglia se la cavi da sola, o restare in famiglia.
“La famiglia Bélier” è una commedia in equilibrio tra divertimento e commozione che funziona dall’inizio alla fine, e molto del merito va al cast perfetto, a iniziare dalla debuttante Louane Emera.

Spazio Oberdan: Omaggio a Mike Leigh

mr-turner-mike-leighMentre il bel “Turner” gira ancora nelle sale, la Cineteca Italiana ne omaggia il regista con una retrospettiva di dieci film, così da (ri)vedere alcune delle storie raccontate dal suo cinema, incentrato quasi sempre sulle vite di persone “normali”.
Si inizia il 7 aprile alle 17 con “Dolce è la vita”, tra gli altri titoli in programma ci sono “Il segreto di Vera Drake”, “La felicità porta fortuna”, “Belle speranze”, “Ragazze” e ovviamente “Turner”, e si prosegue fino al 18 aprile: per scoprire il calendario completo e per altre notizie www.cinetecamilano.it

French Connection, regia di Cédric Jimenez

2_-French-Connection_-Jean-DujardinIspirandosi alla storia vera di Pierre Michel, “French Connection” ripercorre il conflitto tra il valoroso magistrato e Gaetan Zampa, capo del malaffare marsigliese nonché dello spaccio di eroina tra Europa e America negli anni Settanta.
Ma il fascino e la bellezza del film non stanno tanto in cosa racconta ma nel come lo fa e nel con chi: difatti la scrittura è solida, c’è ritmo e non si guarda mai l’orologio nonostante la lunghezza (135 minuti), la Marsiglia e le atmosfere del tempo sono ricostruite con cura (che dire poi della fotografia: c’è una luce davvero abbagliante), e i due interpreti – Jean Dujardin è il giudice, Gilles Lellouche è il carismatico padrino della malavita – sono super, e volutamente somiglianti.
Bastano queste poche note per convincervi a scegliere “French Connection” come prossimo film da vedere? Spero proprio di sì.

Ho ucciso Napoleone, regia di Giorgia Farina

1419992284390Riecco Giorgia Farina – che debuttò con “Amiche da morire”, passato qualche sera fa in tv –, ecco un’ altra storia di vendetta, sempre molto al femminile.
Questa volta a congegnarla ci pensano Anita – licenziata da una ditta farmaceutica e incinta dell’ammogliatissimo (e bellissimo) superiore – e un coro di donne diversamente in crisi e ugualmente arrabbiate.
Il piano è molto strutturato – forse troppo – ed efficace, Micaela Ramazzotti si conferma un’ottima attrice, sono bravi tutti gli altri interpreti (tra i quali Adriano Giannini, Iaia Forte, Elena Sofia Ricci), ma il problema di “Ho ucciso Napoleone” sta nella sceneggiatura e nella scrittura dei personaggi, soprattutto nella seconda parte, da quando il mite e timido collega Biagio (Libero De Rienzo) inizia a rivelarsi diverso da come sembra.
Ecco, a quel punto il film si perde un poco, ma ciò non toglie che sia una discreta opera seconda, attendendo la terza.