Archivio dell'autore: Ilaria d'Andria

11/13 dicembre: Anteprime dal 33TFF

Cartonato TFF a Milano[1]Cari cinefili non prendete impegni per il prossimo fine settimana: da venerdì 11 a domenica 13 dicembre tornano le vie del cinema con quattro film provenienti dalla 33esima edizione del Torino Film Festival, terminato qualche giorno fa.

Il primo film in programma è Suffragette di Sarah Gavron (venerdì 11 alle 20 al Colosseo Multisala), il secondo è The lady in the van di Nicholas Hytner (sabato 12, ore 19,30 all’Arcobaleno Filmcenter), doppio appuntamento per domenica 13 con Keeper di Guillaume Senez – film vincitore del Festival – (alle 15 all’Apollo) e Cementery of splendour di Apichatpong Weerasethakul (alle 18 al Beltrade).

I biglietti sono in vendita dalle ore 12 di giovedì 3 dicembre su www.lombardiaspettacolo.com dove troverete anche altre notizie.

Mon Roi – Il mio Re, regia di Maïwenn

mon-roiTony, sciando, si spappola i legamenti crociati di un ginocchio e il soggiorno in un centro di riabilitazione offre alla donna – e a noi, in flashback – l’occasione di ripassare la sua tormentosa storia d’amore con Giorgio, dai travolgenti e sereni inizi fino alla lenta caduta nell’inferno.

Giorgio – il Re del titolo – è un uomo egoista concentrato solo su se stesso, è distruttivo e traditore, è un marito e poi un padre irresponsabile, è incapace di stare dentro una relazione ma anche fuori e quindi ogni volta che se ne va dopo poco torna per riandarsene ancora, è irrecuperabile ma anche e soprattutto irresistibile e seduttivo, in breve è un tipo poco raccomandabile del quale è impossibile fare a meno, tantopiù quando si è fragili come Tony.

Nulla di nuovo? Vero, al cinema non si contano le storie d’amore e odio epperò i temi ci piacciono sempre e moltissimo e poi qui ci sono due attori magnifici per quanto alle volte entrambi un po’ sopra le righe (Tony è Emmanuelle Bercot, Giorgio è Vincent Cassel) e la regista si addentra con abilità e precisione – e qualche lungaggine, il film dura troppo ed è troppo parlato – negli ingranaggi di una relazione sentimentale trascinando pure noi e alla fine è difficile non prendere le parti dell’una o dell’altro, non farsi domande sulla potenza distruttiva dell’amore e non chiedersi fino a dove si è disposti ad arrivare per amore, trovando delle risposte ognuno nel proprio personale vissuto.

Come finisce? Ah no, per scoprirlo accomodatevi in sala…

P.S. Dovesse capitarvi la versione in francese sottotitolata, che fortuna.

Hearth of the Sea – Le origini di Moby Dick, regia di Ron Howard

pinneA chi e a cosa si ispirò Herman Melville per Moby Dick? E perché il capitano Achab era così infinitamente ossessionato da quel capodoglio gigantesco? Ron Howard prova a rispondere a queste domande in Hearth of the Sea – Le origini di Moby Dick dove si immagina che nel 1850 Thomas Nickerson – uno dei tre sopravvissuti al naufragio della Essex – abbia raccontato a Melville cosa accadde su quella baleniera salpata nel 1820 da Nantucket alla volta dell’Oceano Pacifico per riportare a casa almeno duemila barili di olio di balena: la rivalità tra il capitano George Pollard (Benjamin Walker) – capitano per nascita, arrogante e inesperto – e il primo ufficiale Owen Chase (Chris Hemsworth) – considerato un “campagnolo” ma esperto marinaio, in mare da una vita -, la caccia, il desiderio di guadagno, la spinta verso mari sempre più estremissimi – laddove c’era un pienone di balene e c’era quella balena bianca e immensa -, la natura contro l’avidità degli uomini, il naufragio, la lotta per sopravvivere, l’impensabile…

Gli effetti speciali sono notevoli, il gusto del racconto epico e allo stesso tempo popolare c’è e ci sono i colori, gli odori e i sapori del mare: Hearth of the Sea – Le origini di Moby Dick è uno spettacolone piacevole e molto nelle corde di Ron Howard da vivere e consumare, che prende il volo e impressiona quando il mare inizia a fare i capricci e ad agitarsi e soprattutto quando arrivano sulla scena le balene.

In sala in sala…

9 e 10 dicembre: L’Accademia Carrara – Il museo riscoperto, regia di Davide Ferrario

AccademiaCarrara_POSTER_100x140[4]L’Accademia Carrara di Bergamo – raffinata collezione privata con più di 600 dipinti tra cui quelli di Raffaello, Mantegna, Bellini, Botticelli, Pellizza da Volpedo – chiuse per restauri nel 2008 per riaprire dopo sette anni. Davide Ferrario vi è entrato lo scorso aprile per riprendere e raccontare anche le fasi finali del restauro nonché l’apertura al pubblico girando così un personale e suggestivo viaggio cinematografico di 78 minuti – dove ci guidano storici, addetti ai lavori, artisti – che oltre a portare alla scoperta e alla conoscenza delle opere riflette sul significato del guardare.

Solo mercoledì 9 e giovedì 10 dicembre, per conoscere l’elenco delle sale coinvolte www.nexodigital.it

L’Accademia Carrara – Il museo riscoperto sarà inoltre proiettato il 14, il 15 e il 17 gennaio 2016 allo Spazio Oberdan nell’ambito della rassegna La Grande Arte sul Grande Schermo – che inizia il 10 dicembre con Teatro alla Scala – Il tempio delle meraviglie -, per saperne di più www.cinetecamilano.it

3 e 4 dicembre al cinema Rondinella: Il terzo uomo di Carol Reed

terzo uomoA fine agosto tornò nella sale – restaurato e quindi in forma splendente – Il terzo uomo di Carol Reed, meraviglioso film del 1949 che non conosce il passar del tempo dove – come scrissi allora – più che la trama contano le atmosfere, il taglio delle immagini, un bianco e nero magico e luminoso, i volti, il motivo musicale, gli attori (Joseph Cotten, Orson Welles, Alida Valli): oggi è possibile (ri)vedere questo gioiello al cinema Rondinella di Sesto San Giovanni (viale Matteotti 425) alle 15,30 e alle 21,15 e il 4 dicembre alle 21.15 Lezione di cinema su Il terzo uomo: variazioni noir di Carol Reed a cura di Matteo Mazza (€10, da prenotare).

Per saperne di più: www.cinemarondinella.it

Dall’8 al 31 dicembre al Museo Interattivo del Cinema: Ugo, nessuno e centomila

fischioE’ bella corposa la rassegna dedicata dalla Cineteca Italiana a Ugo Tognazzi, l’attore dai mille volti scomparso nel 1990.

La stanza del vescovo di Dino Risi, Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli, Il vizietto di Edouard Molinaro, La donna scimmia e L’udienza di Marco Ferreri, Il federale di Luciano Salce, ecco giusto qualche titolo, si parte martedì 8 alle 15 con Il fischio al naso diretto dallo stesso Tognazzi e tratto da un racconto di Dino Buzzati, le proiezioni sono tutte al Museo Interattivo del Cinema (viale Fulvo Testi 121), per il calendario completo e altre notizie: www.cinetecamilano.it

A Bigger Splash, regia di Luca Guadagnino

splashMetti in vacanza in un damnuso di Pantelleria con piscina Marianne – una cantante rock al momento afona -, Paul – il giovane e affettuoso fidanzato fotografo -, Harry – ex amante nonché produttore di Marianne, logorroico e creativo – e la ninfeggiante Penelope, figliola di Harry: quattro personaggi diversamente antipatici, sole, vento e roccia nera, tensioni, provocazioni, inganni e gelosie tra i due maschi, sguardi incrociati, tradimenti e duelli verbali, fino a quello in piscina col morto – possiamo rivelarlo, tanto si sa: il film, ri-battezzato con il nome di un quadro di David Hockney, vorrebbe essere il rifacimento di La piscina di Jacques Deray del 1969 -.

Già, vorrebbe. Ma non è. Prima di tutto perché lì c’era Alain Delon e qui c’è Matthias Schoenaerts, che pure è un bel maschio, ma Alain è Alain, cioè unico e irripetibile; e poi perché in A Bigger Splash oltre la bellezza delle immagini e dei luoghi, la musica ben selezionata, le gonne cullate dal vento di Tilda Swinton e l’impatto degli altri interpreti (oltre Matthias Schoenaerts e Tilda Swinton ci sono Ralph Fiennes e Dakota Johnson), la bontà del cibo, un po’ di folklore locale e un mare di sfinenti chiacchiere c’è poco altro, mancano le atmosfere torbide dell’originale e circola una sensualità che non intriga e non coinvolge, o che magari non ha coinvolto me.

Del discutibile stonato finale che tira in ballo il dramma dei migranti se ne è parlato già tantissimo.

Mercoledì 2 dicembre all’Apollo: Francesco Ghiaccio e Marco D’Amore presentano Un posto sicuro

un postoGiovedì 3 dicembre arriverà nelle sale Un posto sicuro, un film da vedere per diversi motivi, eccone qualcuno: perché è ambientato a Casale Monferrato e racconta una storia sullo sfondo della tragedia dell’Eternit – oltre duemila morti, finora –, perché la storia raccontata è la storia d’amore tra un figlio e suo padre – che si trasferì da sud a nord per andare a lavorare in quella fabbrica e che sta scontando quel sogno con un mesotelioma, il tumore dell’amianto –, perché è l’opera prima di Francesco Ghiaccio – che quella zona la conosce bene, essendoci cresciuto – e un’opera prima va difesa (anche se non sempre) e incoraggiata, perché gli interpreti sono Giorgio Colangeli e Marco D’Amore, autore assieme a Ghiaccio del soggetto e della sceneggiatura, perché ci si emoziona molto.

Un posto sicuro uscirà giovedì 3, come vi dicevo, ma mercoledi 2 dicembre alle 20.30 sarà possibile vederlo in anteprima al cinema Apollo (galleria De Cristoforis 3) alla presenza di Francesco Ghiaccio e Marco D’Amore, il biglietto costa €5.50, le prenotazioni sono aperte, per saperne di più www.spaziocinema.info

30 novembre e 1°dicembre: Il mago – L’incredibile vita di Orson Welles, regia di Chuck Workman

welles Tutto quello che avremmo voluto sapere su Orson Welles: arriva al cinema solo per due giorni Il mago – L’incredibile vita di Orson Welles che ricostruisce e soprattutto approfondisce – partendo dalla sua infanzia, già talentuosa – la vita e la carriera di Welles – attore, regista di Hollywood, regista indipendente e non solo – attraverso spezzoni tratti dai suoi film (quanti incompiuti!), interviste – tra gli altri – a Martin Scorsese e Peter Bogdanovich nonché rilasciate dallo stesso Welles e altro prezioso materiale d’archivio restituendoci alla fine un ritratto totale dell’uomo.

Solo lunedì 30 novembre e martedì 1° dicembre, per conoscere le sale coinvolte e altre notizie: www.orsonwelles.it

Natale all’improvviso, regia di Jessie Nelson

NataleAllImprovvisoDopo quarant’anni Charlotte e Sam vogliono separarsi ma non vogliono ancora dirlo ai figli per non turbare in alcun modo la cena della Vigilia che deve essere perfetta. Riecco Natale al cinema, eccoci a casa Cooper – a Pittsburgh – con ben quattro generazioni da mettere a tavola dove ognuno degli invitati ha qualcosa da nascondere – a iniziare dalla figlia Eleanor che spaccia come fidanzato un ragazzo conosciuto in aeroporto pur di non far sapere in famiglia di essere di nuovo da sola – e dove tutti tentano di presentarsi per quel che in realtà non sono nell’illusione che soltanto così la giornata potrà essere davvero perfetta.

Charlotte è Diane Keaton, Sam è John Goodman, poi ci sono Marisa Tomei, Olivia Wilde, Amanda Seyfried, Alan Arkin e un cane meraviglioso, insomma il cast è di quelli coi fiocchi ma qui è sprecato visto che sceneggiatura e dialoghi sono ai minimi e che la storia  arranca e ci si siede a tavola così sfiniti e infinitamente annoiati da non avere neppure tanta voglia di sapere come andrà a finire.

 

Uno per tutti, regia di Mimmo Calopresti

mimmoTrieste: il diciottenne Teo rischia il carcere per aver accoltellato un coetaneo durante una rissa e allora il padre Gil (Fabrizio Ferracane) – imprenditore traffichino – convoca due amici di infanzia – il poliziotto Vinz (Giorgio Panariello) e il medico Saro (Thomas Trabacchi) – chiedendo loro di riavere indietro il favore fatto molti molti anni fa, in Calabria, dove sono cresciuti.

Quale favore? Fatto a chi, quando e perché? Il film procede su due piani narrativi – il presente coi tre adulti che si riuniscono in occasione dell’emergenza e il passato in Calabria, rievocato con continui flashback – e piano piano si delineano le tre personalità, i collegamenti, i rapporti e il segreto che tengono legati i tre uomini e le tensioni non ancora superate ma il problema di Uno per tutti – che Mimmo Calopresti ha tratto dall’omonimo romanzo di Gaetano Savatteri – è la mancanza di fluidità e di credibilità della costruzione della storia e dei dialoghi e poi anche i personaggi non sono ben costruiti, a iniziare da quello di Isabella Ferrari (la moglie di Gil, la mamma di Teo, la donna amata da Saro, da sempre) con accento triestino e alla fine ne risentono l’interesse e il coinvolgimento del pubblico.

Un applauso a Giorgio Panariello, che se la cava più che bene nei panni del poliziotto Vinz, un ruolo tutt’altro che comico.

La musica del cinema italiano per Telethon

concerto_la_dolce_vita_aliceLunedì 30 novembre alle ore 21 all’Auditorium di Milano (largo Gustav Mahler).
Una serata per raccogliere fondi a favore di Telethon e della ricerca contro la distrofia muscolare e le malattie di carattere genetico: è questo l’intento del viaggio musicale dentro le colonne sonore più celebri del nostro cinema che verranno “proiettate” lunedì.

Da Anonimo Veneziano a Il postino, da Il Gattopardo a Nuovo Cinema Paradiso, da Profumo di donna ad Amarcord passando per La dolce vita Le avventure di Pinocchio e il programma continua, i brani scelti – composti da Nino Rota, Ennio Morricone, Nicola Piovani, Armando Trovajoli, Fiorenzo Carpi – saranno eseguiti dalla Filarmonica Arturo Toscanini diretta da Steven Mercurio e oltreché l’orchestra sul palco ci saranno Morgan, Tosca, Alice, Andrea Obiso, Federico Paciotti e Raphael Gualazzi.

Insomma, la serata promette molte molte emozioni: i biglietti sono disponibili nelle Agenzie BNL di Milano oppure all’Auditorium di Milano (02 83389401-2-3).

 

29 novembre al Cineclub Zarbo d’ESSAI: Il cinema ritrovato, ogni domenica un film da riscoprire

versioneIl Cineclub Zarbo d’Essai dedica l’ultima domenica di novembre a Mario Monicelli, ecco il programma: si inizia – come sempre alle 21.15 – con Renzo e Luciana (episodio da Boccaccio ‘70) e a seguire proiezione del documentario Monicelli – La versione di Mario, ottanta minuti in compagnia di cinque registi per raccontare il grande regista.

In via de Castillia 9, si entra con tessera Arci più contributo, per saperne di più scrivere a zarbodessai@tiscali.com oppure telefonare al numero 347 2768735.

Il sapore del successo, regia di John Wells

il saporeBello è bello, non c’è dubbio, è pure talentuoso, ma è irascibile, arrogante e nevrotico e poi ha un passato di alcool, droga, sesso, amicizie oscure e debiti da lasciarsi alle spalle: ecco Adam Jones, professione chef, rieccolo a Londra – in fuga da Parigi – deciso a rimettere insieme il vecchio personale e a riconquistare la gloria e soprattutto l’ambitissima terza stelletta Michelin.

Ma Adam non sa fare squadra, e senza lo spirito di squadra non si può dirigere una cucina, ovviamente se ne dovrà rendere conto trovando finalmente pace, redenzione, stelletta e non solo…

In televisione (non ricordo dove ho letto la lista dei programmi culinari esistenti: uno sproposito), in libreria, nelle edicole, al cinema: la cucina come via del successo e di riscatto dilaga da tempo e da tempo ne abbiamo fatto indigestione e nonostante la sceneggiatura de Il sapore del successo sia firmata da Steven Knight (quello di Locke) e il cast sia parecchio stellato (Bradley Cooper, Sienna Miller, Omar Sy, Uma Thurman, Emma Thompson, Riccardo Scamarcio) la prevedibilità, le ripetizioni, l’assenza di passione per il cibo e la noia sono i sapori principali.

Poi chi ama Bradley Cooper si accomodi pure, probabilmente non troverà lui così poco credibile tra pentole, padelle e coltelli e la visione del film così inutile.

Dal 27 novembre al 6 dicembre: Filmmaker International Film Festival

 

filmmakerDieci giorni, un calendario fitto e ricco con più di novanta titoli – ci sono prime assolute, workshop, una retrospettiva, eventi speciali, omaggi e numerosi ospiti – dislocati tra Arcobaleno Film Center, Spazio Oberdan e Fabbrica del Vapore: ci siamo quasi, inizia domani l’edizione numero 35 di Filmmaker International Film Festival, con documentari di registi provenienti dal mondo intero.

Ricco e fitto il programma, si diceva, e per rendere l’idea ricordo giusto il film d’apertura e quello di chiusura: per cominciare c’è Arabian Nights del lusitano Miguel Gomes che racconta la crisi del Portogallo di oggi in chiave favolistica e in sei ore (è suddiviso in tre parti: la prima venerdì 27 alle 21 all’Arcobaleno Film Center, la seconda sabato e l’ultima domenica, stesso orario stessa sede); il film di chiusura (domenica 6 dicembre alle 21.30 ancora all’Arcobaleno) è Antonia di Ferdinando Cito Filomarino (che sarà presente) sulla poetessa Antonia Pozzi, scomparsa nel dicembre del 1938, a  26 anni.

Per scoprire tutti gli appuntamenti, per i biglietti e altro: www.filmmakerfest.com

Il viaggio di Arlo, regia di Peter Sohn

il-viaggio-di-arloArlo è un gentile dinosauro parlante che si è smarrito, Spot è un bambino selvaggio che cammina a quattro zampe e che si esprime grugnendo – proprio così, i ruoli sono invertiti -.

Arlo e Spot fanno amicizia e si mettono insieme in viaggio verso casa e il lungo cammino – pieno di pericoli, ostacoli, imprevisti e avversità ma anche di incontri, in ogni caso tra panorami magnifici – si trasforma in un percorso di crescita e alla fine tutti e due impareranno a difendersi e a superare le paure.

Che delizia di cartone animato, semplice e sincero – soprattutto per gli occhi, la trama è un po’ così così -, anche per chi ha ben più di sette anni, come la sottoscritta.

La felicità è un sistema complesso, regia di Gianni Zanasi

la-felicità-è-un-sistema-complesso-1-768x300Enrico Giusti è una specie di tagliatore di teste, cerca di convincere i dirigenti incapaci e irresponsabili a togliersi di mezzo e a cedere le aziende a squali della finanza che le salvino dal fallimento. La sua opera di persuasione ha finora funzionato ma quando una coppia di imprenditori muore in un incidente lasciando l’azienda nelle mani dei due figli – tredicenne lei, diciottenne lui – e l’ex fidanzata del fratello gli piomba in casa il meccanismo di colpo si arresta e la sua vita e le sue certezze vengono sconvolte.

Strano film il secondo film di Gianni Zanasi – otto anni dopo Non pensarci – che parla della crisi, dell’impatto della crisi su alcune esistenze e di nuove generazioni con toni leggeri e qua e là surreali e che trova il suo punto di forza – e di maggiore interesse – nell’interpretazione ricca di sfumature di Valerio Mastandrea – c’è anche Giuseppe Battiston, un po’ in disparte -, per il resto La felicità è un sistema complesso è lungo e lento, stenta a decollare e di conseguenza non atterra e poi la musica è troppo invadente.

Dal 1° al 13 dicembre: Il mio nome è Giovanna, Giovanna d’Arco

la%20passione%20di%20giovanna%20d'arco_03Il prossimo 7 dicembre Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi inaugurerà la stagione scaligera, la Cineteca coglie l’occasione per dedicare alla vicenda della pulzella d’Orleans una rassegna di film.

Le proiezioni sono al Museo Interattivo del Cinema (viale Fulvio Testi 121)  e allo Spazio Oberdan (viale Vittorio Veneto 2), si comincia martedì 1° dicembre al Mic con Giovanna d’Arco di Victor Fleming dove Giovanna è Ingrid Bergman, tra gli altri titoli ci sono La passione di Giovanna d’Arco di Carl Theodor Dreyer, Giovanna d’Arco di Jacques Rivette e ancora Giovanna d’Arco al rogo di Roberto Rossellini, Nitrate Flames di Mirko Stopar.

Il 7 dicembre proiezione in entrambe le sedi della prima in diretta dalla Scala, appuntamento alle 17.30.

Per il calendario completo e altre informazioni: www.cinetecamilano.it