Amy Ryan (Olga Kurylenko) è una studentessa di astrofisica molto fuori corso, intanto si guadagna da vivere come stuntgirl, poi si capirà perché morire spesso per finta la fa sentire molto viva. Ed Phoerum (Jeremy Irons) è uno stimato professore di astrofisica, è sposato con figli e potrebbe essere il padre anche di Amy.
I due vivono da tempo la loro clandestina intensa storia a distanza incontrandosi in alberghi, nella fascinosa casa in un lago avvolto da nebbia e tristezza oppure ricorrendo alla tecnologia ma quando Ed scompare – poco dopo l’inizio del film – l’amore continua a vivere e a nutrirsi di sms, videomessaggi, lettere, pacchetti, mail, fiori e dvd che il professore fa arrivare alla sua amata nei momenti decisivi di ogni giornata in un disegno costruito con attenzione e improbabile tempismo, complicato e un po’artificioso, farraginoso e alla fine ripetitivo e sfinente (per Amy, ma soprattutto per noi in sala) attraverso il quale il regista riflette e fa riflettere sull’amore, sulla sua perdita e la sua sopravvivenza, sui misteri, gli annessi e i connessi e le milleuna sfaccettature del sentimento che muove il mondo.
Considerato che Giuseppe Tornatore è un grandissimo maestro di emozioni e che Nuovo Cinema Paradiso è uno dei film della mia vita e credo di quella di molti altri, La corrispondenza si presenta come una nuova ondata di piena di emozioni, palpiti, batticuori, commozione e lacrime. Certo, emozioni, palpiti e commozione sono faccende molto personali che possono in parte dipendere dal vissuto di ciascuno spettatore, per quanto mi riguarda dopo la prima mezz’ora gli sbadigli hanno iniziato a prevalere sui palpiti e sulla partecipazione, sarà che neppure i due protagonisti – Jeremy Irons se ne sta per quasi l’intero film piazzato aldilà dello schermo, Olga Kurylenko ha poca empatia – erano di grande aiuto.