L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo racconta la storia di Dalton Trumbo, sceneggiatore di notevolissimo successo che andò a finire nei fulmini del maccartismo quando in America – siamo alla fine fine degli anni Quaranta e oltre – i comunisti – e Hollywood pullulava di comunisti, iscritti o solo simpatizzanti – erano un’ ossessionante minaccia. Trumbo non collaborò e quindi non denunciò i colleghi, passò quasi un anno in galera, perse tutto, smise di lavorare ma fu salvato dalla famiglia – come sottolinea il film, e forse lo sottolinea un po’ troppo -, scrisse e scrisse tanto ma sotto falso nome vincendo con un altro nome due Oscar (uno per Vacanze romane di William Wyler nel 1954), scrisse sceneggiature di film di serie B per aggirare l’ostracismo verso i pericolosissimi di Hollywood. E ci riuscì, grazie alla tenacia di Kirk Douglas e Otto Preminger, poi bye bye lista nera, arriveranno i Kennedy, scoppierà la guerra in Vietnam…
Bryan Cranston è un ottimo Donald Trumbo, Diane Lane interpreta sua moglie, Helen Mirren è un’odiosa editorialista, John Goodman è il produttore di film di serie B, e L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo ha un impianto tradizionale, è corretto e tutto sommato godibile al netto di qualche mancanza e per quanto non riservi grosse sorprese né grandi guizzi, e poi rinfrescare la memoria, ripassare un certo periodo storico e magari uscire dalla sala col desiderio di approfondirlo fa sempre tanto bene.