Dopo una parentesi nelle campagne inglesi di fine Ottocento (con il dimenticabile Via dalla pazza folla) il danese Thomas Vinterberg torna agli anni Settanta del suo paese.
Erik, professore di architettura, vorrebbe vendere la casa ricevuta in eredità – è troppo grande e soprattutto è troppo costosa – mentre la moglie Anna, famosa giornalista della tv, vorrebbe tenerla e andarci a vivere con altre persone creando così una comune, in perfetta linea con il modo di vivere dei tempi. Detto fatto: la grande casa si riempie di varia umanità e La Comune osserva dinamiche e sviluppi della convivenza. Si mangia tutti insieme, si chiacchiera, si vota, ci si tuffa tutti nudi nella acque gelate, chi lavora va a lavorare, poi alla sera di nuovo tutti a tavola. Il progetto va avanti con alternata armonia fintantoché Erik perde la testa per una allieva bella, bionda e somigliante alla moglie da giovane; la rivelazione non scompone più di poco Anna, la quale suggerisce al marito di portare Emma a vivere con loro e gli altri, niente gelosie, evviva l’amore libero, si condivide ogni cosa, le spese, gli spazi, quel che è mio è di tutti, pure un uomo. Ma l’effetto del nuovo arrivo fa un brutto effetto, Anna si incupisce e soffre, il lavoro in televisione ne risente, gli equilibri saltano, la comune fallisce e noi spettatori facciamo un respiro di sollievo, a tutto c’è un limite…
Bel cast, su tutti svetta Trine Dyrholm nel ruolo di Anna.