Il 15 gennaio 2009 Chelsey “Sully” Sullenberger – al comando di un aereo dell’US Airways partito da La Guardia – a seguito di un guasto ai reattori provocato da uno stormo di oche, decise di ammarare nel fiume Hudson, invece di tornare indietro, come indicato dalla torre di controllo. A bordo c’erano 155 persone compreso l’equipaggio, le acque del fiume erano gelide, ma si salvarono tutti, un miracolo, il miracolo dell’Hudson. Sully fu benedetto e acclamato dall’opinione pubblica, ma processato dalla National Transportation Safety Board in quanto, secondo le simulazioni strumentali fatte, rifatte e ripetute, avrebbe dovuto – e potuto – riportare l’aereo a terra, senza mettere a rischio tante vite.
Le regole burocratiche, le simulazioni elaborate dall’informatica da una parte e l’esperienza dell’ individuo, le sue scelte, il fattore umano dall’altra, il confronto piace molto e rientra alla perfezione nelle corde di Clint Eastwood che a ottantasei anni ci regala un altro bellissimo film, sintetico, asciutto, con Tom Hanks, l’eroe per caso, in stato di grazia, e con un ottimo Aaron Eckart – nel ruolo del co-pilota Jeff Skiles – cui è affidata la battuta di chiusura.
Fermatevi durante i titoli di coda…