Ieri a Milano giornata di pioggia, Pary ha infilato i suoi stivali di gomma e si è messa in viaggio, sulle tracce di chi ancora custodisce e coltiva qualità antiche di alberi da frutta. E arrivata in provincia di Lecco per incontrare Luigi, vivaista che in questo momento non sa se continuerà la sua attività perché un è po’ abbattuto da tutto quello che sta succedendo e dalle difficoltà che incontra.
Questa è la mail che Pary mi ha inviato ieri sera, per raccontarmi della giornata:
Incontro Luigi in una giornata piovosa di Gennaio. Mi aspetta al cancello della sua casa/vivaio/giardino. Sotto l’ombrello ci aggiriamo tra le centinaia di piante da frutto con il cartellino. Ci sono i meli di un anno, e poi i peri, i susini, gli albicocchi. “Peccato che in questo periodo non ci sia molto da vedere, deve tornare in primavera” mi dice. Entriamo in casa e pattinando sulle pianelle per non lasciare orme, ci sediamo ad un tavolo, in una piccola stanza. Il vetro della finestra e’ tutto rigato di gocce, fuori continua a piovere. “Come ha iniziato questo lavoro?” gli chiedo. “I sapori della frutta buona io li ricordavo da quando ero piccolo e abitavo in campagna, ma poi, da grande, andavo a comprare e tutto sembrava acqua fresca. Ho iniziato così per avere frutta buona da mangiare”. Luigi inizia a raccogliere varietà di alberi da frutto dal dopoguerra, sapori che probabilmente nessuno di noi ha mai gustato, alberi dai nomi poetici ed evocativi. Adesso ha 400 varietà di meli, 150 di peri e poi susini, fichi, albicocchi, peschi. “Perché vede -dice Luigi- bisogna insegnare ciò che è vero, trasmettere la cultura degli alberi”. Io penso che al massimo conosco una decina di tipi di mele perciò mi sono persa 390 varietà, tutte con caratteristiche diverse per gusto e aspetto. “Qual’è la mela che preferisce?”. “Non è facile, ognuna ha la sua bontà. La Rusnent e’ una autunnale piemontese, color ruggine, e’ saporita, meravigliosa”. Sembra che Luigi senta ancora il sapore della mela, lui può ricordare perché l’ha assaggiata, io non so neppure come e’ fatta.
“E la pera?”. Anche qui non è facile ma la San Giovanni e’ buonissima, bisogna però raccoglierla al momento giusto”. Mi mostra la foto del giardino a primavera, e’ uno spettacolo. C’è anche uno stagno coperto di ninfee e un ponticello di legno fatto da lui. Sfoglio il catalogo dei suoi alberi. Come sarà la Bella Giuseppina? E la Carpendola Dorata? E la Finocchietto Gialla, la Terra Promessa, la Broccolino o la Pera Pirola?
Luigi avverte che, se vogliamo una varietà precisa, dobbiamo avvertire per tempo perché una cosa che non farà mai è mettere il cartellino giusto sulla pianta sbagliata. ” E’ una questione di rispetto -dice- per il cliente e per me stesso”. Il saggio Luigi conclude: “sciura, se questa bella iniziativa è poco costosa e intelligente partirà solo dalle persone, perciò dal basso”.
Riparto per Milano con un mazzo di Calicantus profumatissimi e dei rametti di Hovenia Dulcis che hanno il sapore dell’uvetta passita. Se riusciremo a piantare un po’ dei suoi alberi nei giardini delle scuole faremo un grande regalo ai bambini di domani.