Archivio dell'autore: Angela Lanzi

L’albero di Luca

 

Albero

Martedì 12 novembre in zona 5, quartiere Antonini, istituzione e cittadini hanno ricordato il tassista Luca Massari, vittima  nel 2010 di una aggressione che ne ha causato la morte. E’ stato piantato un albero e allestito un piccolo giardino dedicato, come dice la scritta sul marmo, “ A Luca Massari, che ha pagato con la vita il rispetto dei valori civili”.

Martedì non ha voluto essere solo il giorno del ricordo, bensì ha voluto fissare il momento  dell’impegno. Impegno che vede cittadini e istituzioni uniti con l’ obiettivo condiviso – e il bisogno – di rilanciare quei valori civili che rendono la vita delle comunità più coesa e serena.

Aldo Ugliano, presidente del Consiglio di zona 5, si è rivolto in particolare ai giovani studenti dell’Istituto Heine e Arcadia presenti in gran numero (anche con un contributo musicale) raccontando l’antefatto e raccomandando l’impegno futuro: “Luca Massari, il 10 ottobre 2010, ha involontariamente provocato un incidente. Ha investito un cane. Proprio qui. Si è fermato ed è sceso per offrire il suo aiuto. E’ stato aggredito e in seguito è morto per la ferocia di quell’aggressione. Che cosa ci insegna la storia di Luca? Che talvolta mantenere la coerenza con i valori civili nei quali si crede può anche costare molto. Nel suo caso è costato troppo.

Oggi siamo tutti qui, i genitori di Luca, Francesca e Giancarlo, con gli abitanti del quartiere -i colleghi tassisti, le scuole, padre Gerardo della parrocchia vicina, i cittadini tutti, la stampa, e gli assessori Majorino, Carmela Rozza, Maran, e non dimentico l’assessore Cristina Tajani  – che in particolare ringrazio per aver istituito un premio di Laurea annuale alla memoria di Luca Massari, assegnato proprio ieri al vincitore… siamo tutti qui, dicevo, per raccogliere il richiamo di Luca a non sottrarsi alle proprie responsabilità, a riaffermare il valore dell’aiuto e dell’apertura verso l’altro. …”

Parole che hanno creato emozione in tutti, e coinvolto soprattutto nei giovani, ragazze e ragazzi che incontreranno le loro difficoltà, e contrasti –  a cui noi adulti dobbiamo indicare tuttelle possibili speranze per una società migliore, sull’esempio che la giovane vita di Luca Massari ci ha consegnato.

Il  progetto del piccolo giardino, pensato e offerto alla comunità da due giovani architetti del Politecnico, Maddalena D’Alfonso e Gianluca Cavazza, è stato realizzato con il concorso delle istituzioni – Il Comune, e il Consiglio di zona all’unanimità che lo ha fortemente voluto, raccogliendo la richiesta del Comitato spontaneo degli inquilini, sempre provati dal terribile fatto. L’albero di Luca, una  giovane magnolia che oggi gli abbiamo dedicato, vuole essere un simbolo di vita che si rinnova, mentre noi, ogni giorno, proviamo e proveremo a  costruire una comunità viva, fatta di solidarietà, fiducia e appartenenza autentica.

Parole e colori… ed è presto Feli_città

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A fine agosto gli abitanti del quartiere Ghini, Antonini, Verro, alle spalle di via Ripamonti, hanno trovato una lieta sorpresa: la riqualificazione dell’anfiteatro all’imbocco del parchetto  tra via Verro e via Coari. Luogo di incontro di mamme e bambini, frequentato da giovani e anziani in lunghe soste a chiacchiera, comodo e accessibile… ma severo,  una grisaglia di cemento da mettere tristezza… Ci hanno pensato i ragazzini del campus Bella estate – una iniziativa del Consiglio di zona e associazioni, sostenuta dal contributo dell’Università Bocconi – a restituire luminosità e allegria al luogo dipingendo parole e pensieri colorati. Hanno usato rullo e pennello, scelto e mischiato i colori, discusso le figure: due giorni di impegno fitto, sotto la guida del poeta e artista di strada Ivan che ha regalato il suo lavoro, spiegando il valore e il rigore di un segno lasciato sul luogo pubblico, e il  messaggio che le parole possono comunicare. Si sono divertiti, e sono tornati a casa belli, stanchi, sporchi ma felici. L’effetto è tutto qui, in queste foto: un abbraccio di colore al quartiere, con un nuovo lessico famigliare, in cui ognuno può scegliere la sua parola. La più bella parola nata dal gruppo di lavoro?

FELICITTÀ, ovvero, qualcosa che si può fare con la buona volontò di tutti.

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Navigli, Movida: così è se vi pare.

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Ci becchiamo a una certa! Dove? non è il caso di precisarlo: l’appuntamento è alle colonne di San Lorenzo, o ai Navigli territorio di quelli che amano la notte sulla piazza, dentro l’abbraccio del colonnato o sulle sponde di quel Naviglio che un tempo brulicava di botteghe artigiane. Cartoline di una Milano che cambia, ma resta ugualmente amata. Non serve dire  l’ora, tanto prima o poi tutti  incontrano tutti nel percorso rituale, un itinerario da ripetere a occhi chiusi, quasi una sequenza di passi perduti. Felpa e cappuccio -che ci sta in queste sere refrigerate dalle piogge incessanti – la birra ben salda in pugno, i ragazzi si incrociano scambiandosi il saluto laconico che non attende riscontro: Tutto a posto? Si  muovono a gruppi, o in coppia, ma sempre in compagnia e insieme isolati nella personalissima navigazione degli smartphone, un sibilare coatto di pagine e immagini… whatsapp – any time, any place, sei lì al Ticinese, ma ti senti al centro del mondo. Eh, sì, la notte è giovane, per quelli che non dormon mai. Dalle due del mattino i locali non servono più bevande, i dehors si svuotano, si chiude alle tre, con buona pace dei residenti che nel dormiveglia stressato sognano una notte di passi felpati e voci basse, e magari di  silenzio- quasi uguale all’icona mondiale dei nottambuli solitari.

Via Chopin

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La notizia è forte: la sala giochi di via Chopin chiude i battenti per scarsa attività.

I cittadini si congratulano, è la vittoria della determinazione civica sull’arroganza infestante di questi insediamenti che generano  il nuovo rischio della ludopatia : c’è chi si gioca lo stipendo o la pensione, con esiti drammatici per la stabilità di singoli e famiglie.

Un anno fa, i cittadini sono stati impotenti di fronte all’apertura, l’attuale legislazione nei fatti vanifica le azioni di contrasto, ma in via Chopin, quartiere Fatima, lungo la via Ripamonti, non si sono certo dati per vinti. Hanno attivato una raccolta firme – 1800 – e organizzato una partecipatissima fiaccolata a febbraio 2012 , sfidando il rigore di una sera a -4°c, con i genitori delle due scuole del quartiere, la parrocchia e l’associazione dei commercianti del Vigentino, e il sostegno delle forze dell’ordine. Il Consiglio di Zona 5 ha fatto la sua parte e il caso di via Chopin è diventato oggetto di una interrogazione parlamentare.

La prevenzione è indispensabile per contrastare questa nuova piaga sociale (trend in nettissima crescita),  ci vuole una informazione diffusa a tutti  i livelli, contro la seduzione del gioco e la prevedibile deriva, ma questa vicenda assegna ai cittadini il compito di una vigilanza incisiva e di una mobilitazione spontanea, due formidabili “armi” civiche per non arrendersi anche quando il quadro generale non è favorevole.

Questa volta vince la gente di buona volontà-  che soddisfazione passare davanti alla sarcinesca chiusa e dirsi:  “no clienti, no videolottery”. Tiè.

Primo maggio in bianco e nero

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Vengo anch’io… certo che sì, per mangiare all’aperto, sotto i grandi teli azzurri tirati da un capo all’altro del prato. Si arriva a piccoli gruppi, molte famiglie con bambini di tutte le taglie che si buttano sui piatti di pasta e poi direttamente sull’erba – capriole no limit…

C’è aria di famiglia, qui alla Cooperativa Pedrazzini , è nata nel dopoguerra per dare una mano alla gente che ricominciava . Se ne parla al tavolo di Mina e Carlo, che festeggiano  “50+1” anni di matrimonio. Era di maggio, cinquant’anni fa. Molti restano a sentirli. Lui fa sì con la testa, lei sorride luminosa. Lui ha lunghi silenzi, lei parla con gli occhi. Lui è devoto all’Opera, lei non perde una messa. Tutti sanno che sono sempre insieme. Semplici, intensi, così fieri di una vita “a posto”: il lavoro ben fatto – aristocrazia operaia! le tasse pagate, i compagni amati, la fede ostinata in un futuro diverso. Li guardi e ti viene il magone: Italiani di un film in bianco e nero, Milano brumosa e il cuore in mano, periferia lontana, finestre sul cortile, voci nell’aria…Mina e Carlo oggi sposi, brava gente di un’Italia che ancora si cerca senza perdere la speranza.