Ciao a tutti amici di Quartieri Tranquilli, come anticipato nel primo articolo eccoci per raccontare le radici della nostra Fondazione. Una volta che avremo familiarizzato, vi illustreremo i progetti alcuni dei quali già interamente realizzati ed altri significativamente avviati. Questa seconda uscita la dedichiamo alla figura di Rosangela. Le parole “dal ricordo di un grande cuore, è nato un grande amore” racchiudono ciò che abbiamo nel cuore e desideriamo condividere.
- Un breve profilo di Rosangela
Rosy nasce a Milano il 27 gennaio 1986, per la famiglia è il primo grande dono di Dio. Già da piccola è curiosa di scoprire il mondo, a soli undici mesi pronuncia le prime paroline e cammina. La voglia di apprendere la spinge ad imparare a leggere e a scrivere all’età di soli tre anni. Nel maggio 1994 quando nasce la sorellina Michela è felicissima, poi nel novembre 2000 arriva anche Pietro, così la la famiglia è al completo. Rosangela adora i bambini e dedica molto tempo con amore al fratellino. Dopo un’adolescenza orientata alla ricerca della verità diventa responsabile. Apprezza il valore della vita e cerca di viverla intensamente lasciando un segno in tutti quelli che incontra. La sua specialità è il sorriso, spende ogni giorno della sua vita a regalare parole e sorrisi di conforto agli amici ed a chi le chiedeva un sostegno. Amava la vita e soffriva per le ingiustizie nei confronti dei più piccoli, le piaceva viaggiare e non perdeva mai occasione per farlo. Pochi mesi prima della tesi universitaria a soli 23 anni volava improvvisamente fra le braccia di Dio, era il 29 agosto 2009.
Per onorare Rosangela, la sua vitalità, la forza, il coraggio, il talento e la sua sensibilità umana il 12 luglio 2010 nasce la Fondazione Rosangela D’Ambrosio Onlus. La Fondazione attraverso i propri mezzi finanziari realizza interventi di sostegno in favore di bambini che vivono in condizioni umane e sociali disagiate ed hanno bisogno di essere aiutati per sopravvivere, essere curati e sostenuti nell’alimentazione, nella formazione e nella malattia. A presto, Fabio