Archivio dell'autore: Lina Sotis

Quando mi monto la testa

Sempre affacciato a una finestra io sono,

io della vita tanto innamorato.

Unir parole ad uomini fu il dono

Breve e discreto che il ciel mi ha dato.

Sandro Penna

Quando sono troppo felice

Un amore felice

Un amore felice. È  normale?

è serio? è utile?

Che se ne fa il mondo di due esseri che non vedono il mondo?

Guardate i due felici: se almento dissimulassero un po’,

si fingessero depressi, confortando così gli amici!

Sentite come ridono – è un insulto.

In che lingua parlano – comprensibile all’apparenza.

E quelle loro cerimonie, smancerie,

quei bizzarri doveri reciproci che si inventano –

sembra un complotto alle spalle dell’umanità.

Un amore felice. Ma è necessario?

Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.

Wisława Szymborska

Tanto vale vivere

Un regalo, un dono. Sì, certo, ho voglia di donare ma anche di ricevere, vorrei che fosse un momento complice fra me e voi. Voglio donarvi delle parole che mi piacciono, che mi sono piaciute e sono certa mi continueranno a piacere. Mentre le trascrivo, spero vi colpiscano il cuore come hanno fatto con me. Le ho cercate per voi. Ve le dono. Però, chiedo un dono anche a voi. Trascrivete per me la poesia che piace a voi. Perché comunque vada, ricordiamoci, che il futuro ci aspetta e tanto vale vivere.

I rasoi fanno male,

i fiumi sono freddi,

l’acido lascia tracce,

le droghe danno i crampi.

Le pistole sono illegali,

i cappi cedono,

il gas è nauseabondo…

tanto vale vivere.

Dorothy Parker

Batto la zampa

Il 24 vi ho preparato sotto l’albero tranquillo il mio regalo. Piace talmente tanto a me che riuscirò a entusiasmarvi e trascinarvi nel mio delirio delle parole che cantano. Mi sento un po’ visionaria e prevedo che mi ricambierete. Aspetto. Sto quasi battendo il piede. Nevrosi o antichi ricordi del vecchio coniglietto Tippete che faceva con la zampa tip-tap?

Il principe pratico

Cambiano i tempi, cambiano le mode, cambia quel che piace, cambiamo noi. Ciò che prima sembrava un rattoppo oppure, peggio ancora, un accontentarsi, un sentirsi alla frutta e farsene una ragione, adesso diventa il partito del momento, il matrimonio d’oro. “Meglio di così non poteva trovare.” Frase fatidica dell’antichità davanti all’accasarsi sella signorina con un plurilaureato. Questa frase adesso, frase agognata da madri, nonne, zie, riguarda invece un’altra categoria maschile: l’artigiano. Diventato adesso il mestiere aristocratico per antonomasia. Il falegname, il fabbro, l’idraulico, il panettiere, l’intagliatore, per non parlare del contadino con terra annessa, sono i mestieri riscoperti dalla crisi. I mestieri che danno sicuramente da mangiare o almeno ci assicurano vicino una persona che sa far qualcosa di utile a tutti. Si può vivere con poco ma non si può vivere senza acqua. Il vero principe azzurro adesso è l’idraulico. Signore e signorine, si cambia. Ma almeno sappiamo cosa vogliamo. Datemelo, è lui! Un falegname, un idraulico e via dicendo.

Il dono è più antico dell’amore

Il dono sta dai primordi della civiltà alla base della costruzione delle relazioni umane. Non a caso, nelle antiche tribù, era un continuo scambio di offe. Che, oltre al donatore, implicava un ricevente perché iniziasse una relazione destinata a svilupparsi socialmente e politicamente. Fare un regalo è dunque un gesto altamente diplomatico, oltre che affettivo, diviso in tre momenti: donare, accettare e ricambiare. Questa è la storia del regalo. Normalmente, tutti donano alle persone a cui sono obbligati a donare. Se il dono è piccolo, nessuno si aspetta qualcosa in cambio. I bambini ritengono il regalo un diritto acquisito. I grandi certe volte subiscono quelli da fare e anche quelli da ricevere. E’ arrivato Natale. Fate in modo che la vostra offa non sia diplomatica ma affettiva. Che colpisca al cuore e non offenda nessuno. Cosa c’entra l’offesa? C’entra. Perché un regalo che non assomiglia a chi lo prende in mano sembra dica: Ma cosa c’entro io con te! Ciò che offende di più al mondo è la trasparenza. Un regalo sbagliato fa sentire trasparenti. Pensate a chi date. Onoratelo, almeno con il pensiero. Meglio un fiore che un aspirabriciole alla baronessa che vuole essere omaggiata. Perfetto il secondo per la donna che lavora. Benissimo, sempre, i brillanti. Poiché non sono tempi, qualsiasi cosa riceviate sorridete.

Vi aspetto!

Mi piacerebbe parlarvi, vedervi, condividere con voi il mondo che verrà. Possiamo farlo lunedì, al Corriere della Sera. Vi aspetto. 

 

Tempo

Ogni periodo ha il suo colore. Il nostro, prima che un colore, ha un punto interrogativo. Anche i punti interrogativi, però, hanno un colore. C’è il
punto interrogativo dell’ansia, della paura, della disperazione, e poi c’è quello della speranza. Neri e grigi i primi, verde natura l’ultimo. Sicuramente
sono i tempi della semplicità, dove tutta la nostra vita si riequilibra in uno stile fatto di poche cose e molta curiosità. Forse avremo più tempo a disposizione.
Forse, pur di tener fronte a tutte le nostre esigenze, non avremo più tempo a disposizione. […] Comunque sia, un tempo vissuto senza un sorriso e senza speranza è un tempo perso…

dal “Libretto di risparmio”