Sono una degli oltre 400 votanti del Premio Strega e sono abituata a leggere doverosamente i libri proposti dalla prima giuria, quei 12 libri che concorrono alle due votazioni. La prima è già avvenuta e dei cinque finalisti cercherò di farvi una breve presentazione.
Comincio da quello che ha ottenuto più consensi nella rosa della cinquina, fra cui sarà scelto il 5 luglio il vincitore, e che anch’io ho votato.
Qualcosa di scritto di Emanuele Trevi (Ponte alle Grazie) è un libro interessante, innanzitutto per la struttura narrativa: non è un romanzo, non è un’autobiografia, non è un saggio, ma è tutte queste cose insieme. L’autore era un giovane trentenne, quando, negli Anni Novanta, trovò lavoro al Fondo Pasolini diretto dalla battagliera Laura Betti, che si era eletta erede spirituale dello scrittore friulano. “Qualcosa di scritto” racconta quell’esperienza e molto altro, infatti, da una parte è una sorta di romanzo di formazione del giovane Trevi, che si trova ad affrontare la figura ingombrante, in tutti sensi, di Laura Betti, da lui chiamata senza mezzi termini “la pazza”, che lo ricambia col soprannome insultante di “zoccoletta” ; dall’altra, affronta l’intrico coinvolgente delle pagine di “Petrolio”( che fu pubblicato nel ’92) di cui l’autore da un’interpretazione illuminante. Un libro, affascinante, molto ben scritto, con un’ironia graffiante, che fa di Laura Betti un personaggio indimenticabile.
Sandra Artom
Si,concordo in tutto,ma alla fine non mi ha convinta. Per una strana sorte mi è capitato di leggerli tutti meno uno,i finalisti della cinquina, e direi che riserverei a Trevi il secondo posto. La narrativa ha bisogno di narrazione consistente, di storie e di linguaggi narrativi ( non è una tautologia,è ciò che voglio dire veramente!) e “Qualcosa di scritto”,proprio perchè non è un romanzo,somiglia troppo a un saggio,senza ricerca linguistica e di ‘storie’.
Avanti il prossimo!