Tre amici

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L’ultima raccolta di racconti dello scrittore isr&ælig;liano Amos Oz (“Tra amici”, Feltrinelli) è dedicata al mondo del kibbutz ed è ambientata negli Anni Cinquanta. Oz ha vissuto in un kibbutz per vent’anni ed è stato uno dei pionieri che hanno creduto in quell’esperienza socialista e comunitaria. I racconti hanno per protagonisti, di volta in volta, personaggi che ritornano nelle storie narrate, creando un affresco di quel mondo ricordato dall’autore con nostalgia e una certa melanconia. Un mondo fatto di principi, di lavoro condiviso, di utopie che spesso pongono problemi ai membri della comunità, composta di uomini donne e bambini che vengono da mondi diversi, ma sono uniti dalla speranza di creare un modo di vivere più giusto e paritario.
Coppie che si lasciano e soffrono in silenzio, mentre altre se ne formano, ragazze giovani che s’innamorano dell’insegnante più vecchio ma affascinante, bambini che non sopportano di lasciare i genitori per andare a dormire nella casa comune dedicata a loro, ragazzi che sognano un futuro fuori dal kibbutz, mentre altri rimangono, convinti di fare la cosa giusta. C’è il giardiniere timido che cerca di consolare una donna abbandonata senza volersi impegnare, c’è il bellissimo personaggio del calzolaio anarchico, malato ai polmoni, che fino all’ultimo vuole mantenere il suo impegno di lavoro e vuole insegnare l’esperanto ai membri della comunità perché sogna un mondo nuovo, senza lingue diverse. Oz riesce a raccontare in maniera coinvolgente e realistica un’utopia tramontata, con la profondità e nello stesso tempo la leggerezza di chi sa penetrare i sentimenti senza mai cadere nel sentimentalismo.

 

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