Un piccolo libro di un’autrice americana di origine giapponese, Julie Otsuka, mi ha fatto conoscere una realtà che ignoravo: la migrazione giapponese negli Stati Uniti nei primi anni del Novecento. “Venivamo tutte per mare” edito da Bollati Boringhieri, racconta di un gruppo di giovani nipponiche, mandate via nave negli Usa, per sposare uomini del loro P&ælig;se che lavoravano in America del Nord.
Illuse da belle foto in posa e da racconti spesso ingannevoli sulla loro attività negli States, le povere ragazze giapponesi, scoprirono al loro arrivo che i “mariti” in realtà erano poveri contadini o operai che, più che una moglie, erano bisognosi di forza lavoro gratuita. Il racconto della dura vita di queste giovani donne, che se non lavoravano nei campi per coltivare frutta e verdura, andavano a fare le domestiche nelle ricche famiglie americane, è scritto in forma corale, con un “noi” al posto dell’io narrante. In questo soprattutto consiste l’originalità del libro, che in poche pagine descrive una dolorosa epopea, che, dopo l’attacco di Pearl Harbour da parte dei Giapponesi, sfocia in tragedia per quelle famiglie, ormai integrate, che vengono deportate in massa e perseguitate col sospetto che quei poveri onesti lavoratori siano delle spie nemiche.
In America questo libro ha avuto un gran successo di critica e ha ricevuto molti premi. Julie Otsuka è anche pittrice ed è laureata in Belle Arti alla Yale University.
Lo leggerò. grazie