Ho un certo pudore a descrivere l’esperienza dal punto di vista delle emozioni, provare a spiegare quell’eccezionale stato di grazia che impregnava le mie giornate, nonostante il dolore fisico e la paura di non farcela. Ero abituata ad una felicità fatta di momenti, lì era diverso. Ho cercato inutilmente spiegazioni tra il chimico (camminare produce endorfine) e il mistico (camminare su una strada calpestata con ugual spirito da mille anni, traccia terrena delle celeste via lattea, non può che predisporre bene gli animi), resta il fatto che l’anno successivo non ho trovato nessuna alternativa valida e poiché mi prese anche una discreta nostalgia sono letteralmente tornata sui miei passi, variando l’itinerario e percorrendo una zona desertica cioè bruciata dal sole che si chiama Mesetas, tra Burgos e Leon, saltata per prudenza la volta precedente. Non ho scritto un diario, solo qualche nota su un quaderno leggero per fissare le sensazioni più vibranti, sperando potessero essere utili a chi si sarebbe messo in viaggio dopo di me. Inutile ricordare che l’emozione non risieda, evidentemente, nel giungere a destinazione, ma nel percorrere passo dopo passo un pezzo di strada, di mondo, di vita, con il privilegio di registrarne ogni respiro.
Sei partita. Sei tornata. A noi le tue sensazioni più vibranti. Come ti va la vita in questa landa gelida?
col freddo in mansarda me la passo maluccio, ma resto sempre in viaggio..con la fantasia, aspettando il caldo, per andare da qualche parte a piedi
Non è la destinazione, è vero Ludo, quanto il percorso, come nella vita di tutti noi.