Il commediografo Alan Alexander Milne (Domhnall Gleason), di ritorno dalla Prima guerra mondiale, si trasferisce nel Sussex con la moglie Dafne (Margot Robbie), donna tanto bella quanto superficiale, e il piccolo Christopher – cresciuto e coccolato da un’amorevole bambinaia, ai quei tempi non erano certo i genitori a prendersi cura dei figli – nel tentativo di ritrovare storie da raccontare lontano dai rumori, dalle effervescenze e dalle distrazioni londinesi. La crisi creativa di Milne però continua fino a che l’uomo non si inventa, per intrattenere il figlioletto, il personaggio di Winnie the Pooh e degli altri abitanti del Bosco dei Cento Acri. Le storie vanno in stampa, il successo è straordinario, Christopher diventa una celebrità ma il rapporto padre figlio si modifica senza rimedio e dieci anni dopo sarà la seconda guerra mondiale a separare di nuovo una famiglia ancora e sempre infelice… State già pensando a quanti fazzoletti portarvi in sala? Ma no, anche se la trama è indubbiamente melodrammatica Simon Curtis, regista specializzato in biografie, aggira molto bene le trappole del sentimentalismo e parla dei dolori dell’infanzia, degli insuperabili traumi bellici, della creazione dei fenomeni di massa e di molte altre cose complesse e serie con senso di equilibrio e misura.
“La conoscete la storia di Winnie the Pooh?”
Il cinema è un mezzo di informazione e cultura straordinario. Lo so, è una banalità, ma anche una realtà. Sul grande schermo possiamo scoprire molte cose (al pari della tv e del libro, è ovvio) che abbiamo amato anche da bambini e da ragazzi. Il film di Curtis delicato e tenero ci racconta la nascita di un mito dell’infanzia, ma anche la sofferenza di un bambino che cerca l’amore di suo padre.
Una bella storia che piacerà allo spettatore che ama le storie dell’anima. In questi tempi crudeli mi sa che ne abbiamo bisogno tutti ….