Poveri ma ricchissimi, regia di Fausto Brizzi

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poster-poveri-ma-ricchissimiRiecco i romanissimi e burinissimi Tucci (un prologo ne ripassa le vicende del primo capitolo), rieccoli, grazie a un investimento finanziario andato bene, ancora più ricchi di un anno fa. Ma, si sa, ricchezza fa rima con fisco, pertanto i Tucci sulla scia della Brexit indicono nel paesello laziale di Torresecca un referendum per staccarsi dall’Italia e diventare un principato indipendente quindi esentasse. La scissione provoca lo scontro tra il governo del Principe Tucci/Christian De Sica con ciuffo biondo alla Trump e il resto dell’Italia con un presidente del consiglio altrettanto cialtrone nonché la difficoltà di conciliare potere e famiglia… Saranno pure ricchissimi questi poveri Tucci, ma il loro ritorno in sala – in equilibrio tra commedia e cinepanettone – è così modesto, molesto, inerte, povero di trovate, di ritmo, di idee, di situazioni e soluzioni da mettere addosso soltanto sconforto e tristezza.

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