Dopo una lontananza di vent’anni in seguito a un fatto traumatico lo scrittore Orhan (Halit Ergenç) – ormai di base a Londra – torna a Istanbul per aiutare l’amico regista Deniz (Nejat Isler) a terminare il suo primo libro. L’autore gli presenta i protagonisti delle sue pagine ma dopo qualche girovagare insieme e tante chiacchiere tra le vie luccicanti della città sparisce. Orhan inizia a scavare nel passato dell’amico ritrovandosi invischiato in un intreccio di persone, passioni, colori, profumi, sapori, atmosfere, nostalgie, ricordi e paesaggi che hanno come baricentro una bellissima casa sul Bosforo e che via via lo aiutano a ricomporre il suo vissuto…
Vita/arte, vero/finto, in sospeso tra melodramma e thriller Rosso Istanbul – tratto dall’omonimo libro dello stesso Ozpetek – vola alto, peccato resti schiacciato da un eccesso di ambizioni e di pretese, e poi ve lo devo proprio dire, d’accordo, Ozpetek si specchia nel regista e nello scrittore ma non è che tutto mi sia chiaro e quando non capisco mi annoio…
“Che noia che barba che noia!”
Ve la ricordate la simpatica Sandra Mondaini quando nella sua fiction “Casa Vianello” a letto con il marito stufa della vita matrimoniale priva di divertimento sbuffava: “Che noia, che barba, che noia!”. E’ quanto succede allo spettatore guardando il film del regista turco – italiano (il suo cognome non riesco mai ad azzeccarlo…mannaggia !).
Benchè ci sii sforzi di capire qualche cosa alla fine bisogna desistere. E agli intellettuali che escono dalla sala compiaciuti bisognerebbe fare la prova principe per farli uscire allo scoperto. Cioè con la complicità del proiezionista invertire l’ inizio del finale con la fine ( per vedere l’ effetto che fa come cantava Jannacci).
Probabilmente nessuno se ne accorgerebbe…
Detto questo Ozpetek (forse sono riuscito a scriverlo giusto il nome…) ha dato prova in passato di firmare buoni film. Anche per lui andrà meglio la prossima volta……