Lettere da Berlino, regia di Vincent Perez

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letBerlino, 1940: dopo aver saputo che il loro unico figlio è morto per la patria nel fronte francese, Otto e Anna Quangel (Brendan Gleeson ed Emma Thompson) – due tedeschi semplici e lavoratori, come tanti altri – si ribellano seminando per tutta Berlino cartoline (e non lettere) anonime contenenti messaggi contro Hitler, intanto Escherich, un poliziotto della Gestapo (interpretato da Daniel Brühl), indaga e si mette sulle loro tracce…

Tratto dal romanzo Ognuno muore solo di Hans Fallada, a sua volta ispirato a una storia vera, Lettere da Berlino si addentra dentro gli orrori del nazismo, Vincent Perez ricostruisce bene la città e le atmosfere dei tempi e poi il film – dall’impianto tradizionale – ha un terzetto di attori coi fiocchi.

Un pensiero su “Lettere da Berlino, regia di Vincent Perez

  1. pb

    “La nazificazione della Germania”.
    Negli anni Cinquanta e Sessanta era di moda realizzare film di grande impatto spettacolare sulla seconda guerra mondiale in Europa. Erano spesso pellicole con Curg Jurgens impegnato nel ruolo di un ufficiale della Wermatch leale, coraggioso e che nulla aveva a che fare con la Gestapo, con le SS e quindi con il potere nazista. Erano gli anni della guerra fredda e la Germania fedele alleata della Nato doveva apparire agli occhi del pubblico europeo non responsabile degli orrori perpetrati dal Terzo Reich. La gente comune, l’ esercito e diverse istituzioni (anche la Chiesa Cattolica) appaiono in questi film estranei alle responsabilità gravi del nazismo che in qualche modo si era imposto dall’alto. Tutte frottole perchè il paese di Goethe, di Beethoveen e di tanti pensatori e artisti era convinto sostenitore del regime, almeno fino al luglio 1944, anno dell’attentato a Hitler. Una mostra itinerante di qualche anno fa documentava le responsabilità della Wermatch accusata di ogni genere di nefandezze forse peggio di quelle compiute dalle SS e soci. Il film di Vincent Perez apre uno spiraglio bello grosso su quell’epoca. Le lettere lasciate in giro per Berlino in segno di protesta dal padre del ragazzo morto al fronte sono quasi tutte recapitate alle autorità da passanti, fattorini, operai, impiegati tutti pronti a denunciare chi osa parlare male di Hitler. E’interessante storicamente vedere “Lettere da Berlino” che ci racconta finalmente la verità. Infatti non dimentichiamo quanto è accaduto nel dopoguerra. Anche il cinema tedesco è stato coinvolto nel processo di denazificazione del paese consistente nell’allontanamento almeno per alcuni anni di tutti quegli registi, attori, produttori conniventi con il nazismo. Tra tutti Leni Resfenstahl, l’autrice di “Il trionfo della volontà” e “Olimpia”, due opere tecnicamente all’avanguardia, ma vere e proprie esaltazione del regime. La regista dopo un periodo di detenzione (si dichiarerà sempre una cineasta non nazista) morirà alla bella età di 101 anni firmando solo documentari realizzati in giro per il mondo, allontanata per sempre dall’ industria cinematografica. Andate a vedere il film. Ne vale la pena…..

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