Passo falso, regia di Yannick Saillet

di

passoUnico sopravvissuto a un’imboscata che ha azzerato la sua pattuglia, il sergente francese Denis Quillard (Pascal Elbé) mette il piede sinistro sopra una mina russa inesplosa e per non saltare in aria è costretto a restare immobile in mezzo al deserto afghano, di fronte a un furgone abbandonato pieno zeppo di droga dove c’è una donna legata e imbavagliata. L’attesa dell’arrivo dei soccorsi è snervante, intanto dei cani gli girano attorno, i talebani lo vogliono far fuori e una tempesta di vento, il caldo e il gelo fanno la loro parte.

Quasi tutto racchiuso in un perimetro di più o meno dieci metri quadrati Passo falso è un film basato soltanto su un’idea che tiene con il fiato sospeso fino alla fine – sospesa pure quella – trovando i suoi punti di forza nella bellezza delle immagini e nella durata ridotta, 76 minuti.

Un pensiero su “Passo falso, regia di Yannick Saillet

  1. pierfranco bianchetti

    “Dalla guerra non ci si salva…”
    Il deserto, il caldo, la sete e …una bomba sotto il piede sono gli ingredienti principali della storia non facile da raccontare e prolungare per più di un’ora e mezza.
    Il regista Saillet ci riesce anche se fa affidamento sul bel volto espressivo di Pascal Elbè, un attore coi fiocchi.
    Il film ci insegna una cosa banale, ma vera.
    Dalla guerra non ci si salva sia sul piano fisico e che su quello psicologico.
    Anche il finale ambiguo porta a quella conclusione. Bella la sequenza delle donne (?) col volto coperto che arrivano dal deserto e prelevano con grande professionalità dal camion abbandonato chili di droga.
    Dietro le motivazioni religiose e politiche di tutti i conflitti fanno sempre capolino interessi economici illegali …
    Tutto il mondo è paese….

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