Nemiche per la pelle, regia di Luca Lucini

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nemicheFabiola è l’attuale moglie di Paolo, è una rampante agente immobiliare, si fascia dentro abiti attillati, cammina su tacchi vertiginosi, è parecchio scafata e crede che con i soldi si possa comprare e ottenere tutto, ma le sue umili origini e il suo essere ruspante fanno rima con genuinità. Lucia è stata la moglie di Paolo per otto anni, è di estrazione borghese, fa la psicologa degli animali ed è il contrario dell’altra, indossa solo fibre naturali, è ovviamente vegana, molto ansiosa e molto poco autentica. Insomma Fabiola e Lucia sono due donne – entrambe non hanno figli – diverse che più diverse accomunate però dallo stesso uomo – Paolo, appunto – che un giorno muore affidando in eredità a quella strana coppia – entrambe sono impreparate e del tutto incapaci però complementari proprio in quanto incompatibili – il bambino di sette anni avuto con una donna cinese.

Apriti cielo! Indovinate un po’ che succede? Non c’è neppure bisogno di anticiparlo tanto è prevedibile e previsto, la commedia si fonda quasi soltanto sui contrasti e le differenze tra le due donne (e le due attrici) sottolineati di continuo e a sfinimento (Gerini vince su Buy) e non sarebbe nulla se le due figure femminile non fossero ridotte a macchiette e la sceneggiatura non fosse così piena di luoghi comuni e di stereotipi.

Nulla di brillantissimo, Nemiche per la pelle è comunque vedibile e presto dimenticabile.

Un pensiero su “Nemiche per la pelle, regia di Luca Lucini

  1. pierfranco bianchetti

    “Cercasi sceneggiatore disperatamente”
    Una volta a Roma vi erano dei signori (siamo negli anni Cinquanta e Sessanta) che si riunivano tutte le mattine a casa di uno di loro e iniziavano a discutere animatamente davanti ad una macchina da scrivere divertendosi anche molto. Poi il prodotto di questo loro lavoro era una sorta di libro dattiloscritto chiamato sceneggiatura, cioè la storia di un film scena per scena, dialoghi e località elencati con precisione.
    L’Italia ha avuto una generazione intera di grandissimi scrittori di cinema capaci di cogliere la realtà del nostro paese con ironia e spesso anche con una giusta cattiveria. I nostri i vizi, i nostri pregi (non molti, per la verità) sono stati i protagonisti della commedia all’italiana, un filone del cinema di casa nostra invidiato in tutto il mondo.
    Oggi questi signori scarseggiano o comunque non hanno più la freschezza e l’ onestà intellettuale presente in tantissime pellicole.
    Il risultato è (a parte le dovute eccezioni di pochi ottimi scrittori per il grande schermo) abbastanza sconfortante.
    Ne è una dimostrazione il film in questione realizzato con una sceneggiatura piena di luoghi comuni e di stereotipi come “sostiene Ilaria”.
    Che tristezza……..

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