Ciao, vorrei parlarvi dell’unico vero piatto della cucina uruguayana: l’asado. Noi non abbiamo piatti tipici indigeni perché le popolazioni locali sono state sterminate dai conquistadores spagnoli, come è successo in Argentina. La differenza è che loro, uno stato ben più grande del nostro, si appropriano anche delle nostre eccellenze, così hanno fatto con Carlos Gardel che è uruguayo di nascita. L’asado per noi è come la pasta per gli italiani, anche se dicono che gli spaghetti siano stati inventati dai cinesi: viaggiatori nel mondo hanno portato dalle Americhe le patate, cibo assenziale per gran parte dell’Europa del nord e i pomodori, alla base della dieta mediterranea.
La storia della carne invece nasce in Europa, dalla Spagna infatti nel 1611 vengono esportate in Uruguay un centinaio di mucche e qualche toro, e vengono allevate nelle sterminate pianure d’erba del nostro paese. Nel 1726 fu fondata la capitale Montevideo, da allora, arrivarono molti europei, uomini singoli in cerca di fortuna che viaggiavano a cavallo – i gauchos – e quando avevano fame, ammazzavano una mucca, accendevano il fuoco e facevano una croce con i rami per tenere la carne lontano dalle fiamme e non farla bruciare. Davano i loro avanzi ai cani che li seguivano fedeli, amici inseparabili. Così nacque l’asado, il nostro piatto tradizionale, immancabile nelle nostre case la domenica insieme alle verdure, alle salsicce e al formaggio. La preparazione è considerata una vera arte, non tutti riescono a cuocere un buon asado. Intanto noi tagliamo la carne in modo diverso, praticamente si tagliano le coste di traverso in strisce sottili. Per ottenere un ottimo risultato si deve sempre vigilare, quando dalla carne comincia a uscire il sangue vuol dire che è pronta, si gira dall’altro lato e si procede in modo identico. Se piace ben cotta la si lascia un po’ più a lungo. Molto importante è verificare che il fuoco sia sempre vivo e la brace uniforme.
L’origine della parrilla (griglia) è invece più curiosa. Narrano che nel 1832, in occasione di un’amnistia, vennero liberati molti carcerati che, essendo lontani dalle loro case, per potersi sfamare, decisero di rubare alcune mucche, e invece dei rami, pensarono di divellere le sbarre delle celle e usarle per tenere lontano la carne dalle fiamme. Poi la parrilla si è piano piano perfezionata, ora si trovano quelle dove accendi il fuoco da una parte e dall’altra metti la carne. Per ottenere un buon asado la carne deve avere un po’ di grasso e l’osso. Si accompagna in genere con un’insalata di lattuga, cipolle rosse e pomodoro e con la salsa “cimiciurri” fatta con aglio tagliato a pezzettini piccolissimi, prezzemolo, origano sale e aceto e un goccio di acqua tiepida, è una salsa che si può conservare in un barattolo con coperchio. Non può mancare un buon bicchiere di vino rosso, anche questo importato dall’Europa, dagli emigranti italiani e spagnoli. La carne deve essere tassativamente uruguaya, anche se tutto il mondo crede che la migliore sia la carne argentina, non è vero perché, secondo noi, contiene ormoni e alimenti non naturali.
Se dopo aver letto questa ricetta, vi è venuta voglia di assaggiare un vero asado, andate a Milano in Piazza Stuparich troverete un chiosco dove lo cucinano alla perfezione.
E dopo la carne dovete assolutamente assaggiare dei dolci del mio paese: alfajore al dolce di latte e la torta di pane, queste ricette a una prossima puntata.