Riceviamo da Marina Corti, giudice cautelare, questa bella notizia, che volentieri pubblichiamo.
Dopo aver letto alcune pubblicazioni su questo gioco mi sono resa conto che per i reclusi gli scacchi avrebbero potuto essere di grande aiuto per svariati motivi:
– imparare che ad ogni agni azione corrisponde una conseguenza (i condannati sono quasi sempre persone d’azione, poco di riflessione);
– imparare a rispettare i tempi dell’altro e, quindi a rispettare l’altro ( è un gioco fatto di pause reciproche che all’inizio sicuramente sono difficili da sopportare);
– comprendere che si vince se si rispettano le regole, chi le viola è automaticamente dichiarato perdente.
Infine, gli scacchi sono un gioco di grande aggressività, ho pensato sarebbe stato un modo per incanalare questo aspetto del carattere, oltre che una diversa modalità di occupare il tempo all’interno dell’istituto di pena, soprattutto in un momento nel quale lo Stato taglia su ogni spesa e non investe sui detenuti.
Avuta l’idea, mi sono data da fare per trovare un soggetto in grado di ottenere l’attenzione dei prevenuti. Ho trovato un maestro di scacchi, n.160 circa della classifica italiana, che si è prestato a impartire lezioni una vota la settimana del tutto gratuitamente.