Le facciate slavate e scrostate di via Imbonati con le finestre incorniciate da elementi in rilievo, semplici e un po’ sgraziati, raccontano molto della storia di questa strada: immagino un tempo passato, borghese e vivacissimo; mi sembra quasi di sentire le voci dei suoi abitanti, dentro e fuori i negozi ai piani terra dei fabbricati che, con i loro capricciosi allineamenti, rendono ancora più animata la mia rappresentazione.
Anche ora la strada è molto frequentata, ma le botteghe che figuravo nella mente hanno lasciato posto a “shops” di ogni genere e paese del mondo.
Lungo il percorso verso il quartiere Dergano vado incontro ad un cambiamento d’ aspetto della via Imbonati: ecco un intero isolato trasformato in un moderno centro direzionale con uffici impilati gli uni sugli altri e protetti da brise-soleil rossi, azzurri e verdi, che trasformano l’ immagine in bianco e nero della strada in una foto a colori.
Qui non chiedo a nessuno informazioni sul quartiere perché sembrano avere tutti una gran fretta. Proseguo oltre e mi rendo conto che il rinnovamento dell’area è davvero consistente: le nuove architetture in vetro e cemento – “tetris” di volumi e idee – hanno sostituito gli spazi industriali dismessi e rievocati da una ciminiera in mattoni, ormai estranea al mutato paesaggio urbano.
Quanto visto merita un approfondimento, così decido di entrare in una cartoleria – dove vendono libri e servono caffè – intenzionata a carpire qualche notizia sul quartiere.
Anche qui c’è molta gente, uomini e donne d’ affari che non rinunciano ad un buon cappuccino prima di tuffarsi nella frenetica giornata di lavoro. La gentilezza della proprietaria e della signora che si occupa della caffetteria mi mette quasi in imbarazzo perché se è vero che il tempo è denaro, il loro è stato un dono prezioso: dopo aver scambiato qualche parola, mi spiegano: “Ci troviamo a confine tra diverse zone, tra Maciachini e Cà Granda”.
Ma allora dove incomincia Dergano? Per ora so di non essere ancora arrivata nel cuore del quartiere eppure credo di aver colto lo spirito di chi vive e lavora qui…persone dinamiche – come sono i milanesi – e con una certa vena ironica…se hanno permesso ad un T-rex di arrampicarsi sul traliccio di un ripetitore…