Quella notte andando per quelle vie cosi strette, con quelle mura in terra rossa, finendo in una piazza dove la vita si ferma e si incontra con il passato; con questi personaggi bizzarri, ognuno dei quali ha le capacità per poter fare qualche spettacolo, guadagnando un po’ di dirham per mantenere la sua famiglia.
Visi sorridenti, pace con tanta sofferenza, si esibiscono davanti ad una folla chiassosa e quell’incantatore di serpenti e quei maghi che propongono rimedi contro il malocchio e venditori d’acqua, tenuta dentro la pelle di pecora e servita nel bicchiere di rame, con un bel sorriso pieno di gioia. Per non parlare del suk il grande mercato, il più variopinto del paese con tutti gli artigiani, senza trascurare quelli della lana che stendono le loro matasse appena tinte ad asciugare da un capo all’altro della strada. In quel momento mi siedo in un kahwa (bar) e ordino un bel tè alla menta accompagnato con un buon tajin di carne alla prugna, e dico: “Com’è bella la vita nella semplicità ……”
Poi di colpo mi sveglia un urlo MODELLO TREDICI!!!!!!*
*Il richiamo dell’agente di sezione per i detenuti che si sono prenotati per accedere all’Ufficio Matricola e inoltrare una richiesta.
Ciao Sabrina! Le tue parole evocano la melodia dei profumi e dei colori della tua terra e che si rispecchiano nel tuo sorriso… Grazie! Un abbraccio, brava!