Cancelliamo le frontiere

di

Dana IMG_7383

Sono nata e cresciuta nel Nord Europa. Il giorno successivo all’apertura delle frontiere ho iniziato il mio vagabondaggio. Nell’anno 1998, a dicembre, ho visitato l’Olanda, la Germania, le città di Stoccarda, Copenhagen, Stoccolma; come si dice: “L’appetito vien mangiando”. E sono arrivata nel sud, in Spagna, da lì ho sognato l’Africa, ho visitato Ceuta, piccola città spagnola in territorio africano, però la vera Africa era oltre la frontiera. Nell’anno 2008 ho avuto la possibilità di visitare il Marocco. Perché una polacca non va in Egitto o in Tunisia che sono le nostre mete turistiche preferite? Perché va in Marocco? Ecco la spiegazione: mio marito è marocchino e lui è il regalo più bello della mia vita. I miei vagabondaggi mi hanno portato a un matrimonio misto, come molti in Europa, copie completamente diverse: diverso colore, diversa cultura, diversa religione, diversa cucina. Oggi scriverò del cibo, può essere anche un argomento noioso, valutate voi. Un piccolo confronto: piatto nordico, superficie piatta rotonda, solo negli ultimi tempi diventa quadrato. Un piatto per ogni porzione, posate e condimenti separati. Piatto marocchino arabo: tutto insieme, pane a pezzi, si mangia con la mano destra e io, grazie a Dio, non sono mancina.

Spedizione particolare per conoscere la famiglia di mio marito. Dopo il lungo viaggio e le prime presentazioni, arriva il momento di sedersi a tavola, o meglio dire a tavolino, perché è alto 40 cm, ha il diametro di 1 m e al centro c’è un piatto rotondo di terracotta smaltata dal diametro di 25 cm, con un coperchio a forma di cono e un buchino a un terzo dell’altezza. L’ho chiamato antenna satellitare, il nome vero è tajine; il cibo è una sorpresa, non si vede, si sente solo il profumo. Quando siamo tutti seduti, Fatima, la mamma di mio marito, alza il cono e svela il piatto caldo, il profumo del cibo riempie la stanza; tutti con un pezzo di pane cominciano a mangiare, io sono preoccupata, sperduta, guardo intorno a me, cerco le posate che però non ci sono, mio marito non c’è, io sono nervosa; l’espressione della mia faccia è così evidente che una delle sorelle di mio marito si alza, mi presenta una forchetta, mi sorride e mi invita a mangiare. Questo è stato il primo assaggio di cultura marocchina. Ho dovuto fare un grande sforzo, perché una cosa è dividere il cibo con la persona che ami, anche se mangia con le mani, non è male, anzi è dolce, altra cosa è mangiare da un piatto con dieci persone che si vedono per la prima volta. Da qualche anno, ho risolto il problema a mio modo: in casa della mia famiglia mangio con loro, ma con la forchetta, intingo il pezzo di pane nel tajine e riesco così a gustare con appetito la cucina araba. Come mi arrangio quando mi invitano fuori casa? Anche qui ho trovato una soluzione, ho comprato un piccolo tajine di 15 centimetri di diametro sul quale metto il cibo adducendo come scusa una mia allergia e nessuno si offende, tutti comprendono. Però la verità è un’altra, io sono polacca educata con le posate, bicchieri diversi per ogni portata e non uno solo per tutte. È molto forte il divario di cultura e di abitudini, però, è questo il bello: conoscere, toccare, gustare gli altri paesi e non aver paura di essere diversi, il mondo ci accoglie e noi, accettando il suo invito, facciamo un gesto positivo, cancelliamo le frontiere e rendiamo il mondo bello e assimilabile.

Dana

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *