In quattro anni di volontariato nel carcere circondariale di San Vittore ho visto uscire tantissimi detenuti e detenute. Il problema del reinserimento è stato uguale per tutti: nessuno si fida di loro, nessuno o quasi è disposto ad assumerli, nessuno riesce o vuole provare a dargli fiducia. Sebbene esista l’art. 21 L.354/75 (Le imprese e/o cooperative disposte a dar lavoro a detenuti in semilibertà o ex detenuti sono soggette ad agevolazioni fiscali), che, in qualche modo, potrebbe incentivarne l’assunzione, sono ancora poche le aziende disposte a “rischiare”, per non parlare dell’autonoma ricerca di lavoro da parte degli stessi ex detenuti. Molti mi raccontano che, in sede di colloquio, pur facendo un’ottima impressione agli interlocutori, non appena questi necessitano di maggiori informazioni e si rendono conto di parlare con persone che hanno avuto problemi con la legge avviene il tracollo, in breve vengono accompagnati alla porta con scarse speranze di occupazione futura. Difficile abbattere la diffidenza. Come è possibile allora aiutare a non delinquere se si continua ad emarginare anche chi ha voglia di cambiare e ricominciare da zero?