Andiamo a teatro

di

mariangela

Sono in carcere da quasi cinque anni, e partecipo a diversi corsi, per interesse, per piacere, per non pensare troppo, e anche, sì, per occupare il tempo per non cadere nella noia o peggio nella depressione e nella disperazione.

Quando vidi in bacheca la locandina per l’iscrizione a “teatro”, ero un po’ indecisa, ma poi mi buttai. La nostra regista, Donatella Massimilla, aveva scelto un dramma “La casa di Bernarda Alba” che il poeta spagnolo, Federico Garcia Lorca, scrisse nel 1936 poco prima di essere ucciso dai falangisti. La storia è ambientata negli anni ’30 in Spagna e racconta di una madre severissima che, dopo la morte del marito, tiene segregate in casa le sue cinque figlie …come fossero in un carcere. Era da tempo, ci disse la regista, che voleva portare in scena in un istituto carcerario proprio questo dramma.

Io facevo la parte di Ponzia, la serva saggia che, come spesso succede in questi casi, si mostra più lucida della padrona e sente che, tra le mura domestiche, la tempesta si sta avvicinando. Non vi sto a raccontare tutto quello che successe durante le prove… chi veniva trasferita, chi rinunciava, chi (beata lei!) usciva agli arresti domiciliari, le discussioni continue sul fatto che per noi il “carcere” di Bernarda Alba non era finzione, ma dolorosa realtà… insomma un dramma nel dramma. Finché arrivò il giorno della prima che ebbe luogo nella nostra bella biblioteca; furono invitate alcune persone e venne anche la RAI a fare un servizio per il programma Uno mattina.

Lo spettacolo fu un successo, recitammo tutte con grande serietà, con verità, con quella tensione e quella partecipazione emotiva che, secondo me, provano i veri attori quando entrano in scena e rappresentano il “dramma”. Tutti ci fecero i complimenti, fummo sommerse dagli applausi, mi sentivo – non ridete – una vera attrice, un pochino importante, ero felice ed emozionata, contenta, insieme a tutte le altre compagne, di avercela fatta; avevamo vinto la scommessa: eravamo riuscite a recitare.

La nostra un po’ “folle” regista, era soddisfatta come noi e ci disse che una consigliera provinciale, presente alla rappresentazione, ci aveva invitate a portare questo dramma fuori dal carcere,  proprio nella sede della Provincia, a Palazzo Isimbardi a Milano…mio Dio…e chi se lo sarebbe mai immaginato!…Ciao a tutti, alla prossima.

 

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