San Vittore è il carcere più antico di Milano. Il progetto risale a metà dell’ottocento mentre la sua edificazione è del 1879. Vista la sua centralità, la sua ristrutturazione o decentramento è stato uno dei nodi cuciali degli ultimi decenni. Mentre alcuni reparti sono sovraffollati, alcuni raggi sono in fase di ristrutturazione, visto che con la Giunta Pisapia è stato confermata la sua attuale collocazione. Ci sono alcune sorprese, racchiuse nel reparto femminile. Un importante laboratorio sartoriale, storico, che collabora tra gli altri con il Teatro alla Scala di Milano. Altro piccolo gioiello, anche se non accessibile al pubblico, è il “Giardino Segreto”. Fino a quasi un decennio fa, quando i bambini dividevano gli spazi del reparto, il Giardino rappresentava l’area giochi per i bambini. Quando i figli delle detenute sono stati spostati in una comunità esterna, l’area è rimasta un non-luogo. Ci sono ancora alcuni giochi, tra i passaggi pedonali e le basse siepi di bosso. La crescita spropositata degli alberi di fico, del tasso e degli ailanti, e delle edere e delle bignonie rampicanti, hanno in parte coperto un vero cimelio: La cappelletta in onore a Beata Enrichetta Alfieri, ricordata come “l’Angelo di San Vittore”. Dal primo corso di gestione del verde nel reparto femminile, mi soffermai sotto quella statuetta ad osservare le lapidi ormai coperte dal passaggio delle edere. Poi un giorno Paola, una delle storiche detenute, mi raccontò la storia di quella piccola suora, vissuta ai tempi della seconda guerra mondiale, poi beatificata. Ai tempi delle deportazione, favorì il rifugio e la salvezza di numerosi partigiani, ebrei e detenute dal 1943 alla fine della guerra. Quell’angolo, sempre coperto da una fitta e rigogliosa vegetazione, contrasta il grigiore e il peso dell’ambiente circostante, accentuato dalla vetustà delle architetture. Un altro piccolo raggio di sole, di quei lunghi mesi di docenze, tenute un po’ individualmente, un po’ in gruppo a una decine di detenute, era la gatta del reparto. nata e cresciuta “tra le sbarre”. Il suo ambiente è sempre stato lì, tra i cespugli, timida e riservata. La mancanza di luce e di clausura l’ha portata a cresce senza denti. Dopo un po’, seguendo i cambi di stagione, facemmo amicizia. si lasciava avvicinare, tra un corso e l’altro. Mentre prendevo appunti e mentre, di tanto in tanto, scrutavo, sempre più meravigliato, il gigantesco melograno, che portava in autunno delle magnifiche, quanto deliziose pome granate. Non c’erano risorse, allora, per poter fare interventi sostanziali, per abbellire il giardino. Ma la cosa più bella, fu che riuscimmo a premiare quel duro lavoro di restauro manutentivo del Giardino con un altro piccolo Miracolo: l’inserimento lavorativo della detenuta più meritevole del “corso per Giardiniere”, che da allora si occupa della manutenzione del Giardino Segreto.
Alla prossima scoperta tra il verde milanese, dal vostro Mr Yes