1959: Alfred Hitchcock vorrebbe rinnovarsi ma è a corto di ispirazione finché non gli capita tra le mani Psycho, un romanzo di Robert Bloch.
Molti i problemi, tanti gli ostacoli: chi produrrà il film? e l’adattamento? e la censura? e la promozione? e poi, chi interpreterà Marion Crane? Non Grace Kelly, è una principessa ormai, ci vuole un’altra attrice bionda. Già, le bionde, ossessione del regista. E chi sarà lo strano Norman Bates? Ma certo, Anthony Perkins, chi meglio di lui. E ancora, come girare la scena nella doccia con tutte quelle coltellate? Ovvio, lasciando che il pubblico se le immagini.
Sacha Gervasi racconta la realizzazione e i giorni delle riprese di Psycho attraverso un viaggio nella vita e nell’opera di Hitchcock oltreché in un’epoca, affida il ruolo del maestro del brivido ad Anthony Hopkins, truccato e panciuto, a Helen Mirren quello di Alma Reville – regista e sceneggiatrice talentuosa nonché moglie, musa ispiratrice e preziosa collaboratrice artistica – e centra anche il resto del cast.
Appassionati di Hitchcock e comunque di cinema: il film nonostante alcune superficialità e pur senza la bella voce del doppiatore Carlo Romano è piacevole e ricco di curiosità e di dettagli sfiziosi, accomodatevi in sala.
Piaciuti gli attori, seguito senza entusiasmo il plot. L’ho trovato quasi “Casa Vianello… a Hollywood”.
Ieri sera all’ultima proiezione, nella sala deserta, l’unico brivido è stato quando l’operatore è calato dalla cabina per vedere se in sala c’erano spettatori o poteva chiudere e andar a casa. Per esser un biopic, c’era troppo poco “Hitch”!