Robert Miller ha sessant’anni, ha tutto e tutto gli va bene: comanda un impero finanziario in buona salute, abita in una bella casa a New York, ha una famiglia perfetta e una giovane e capricciosa amante francese.
Tutto gli va bene, si diceva. Solo in apparenza però, visto che l’impero finanziario si sta sgonfiando tra investimenti sbagliati e conti con il trucco, la bancarotta è prossima e lo spregiudicato Miller sta correndo contro il tempo per venderlo a una banca. Poi una notte la fuga romantica in macchina con l’amante non va come dovrebbe e sono guai.
La frode è un thriller finanziario tinto di nero sulle luci, le ombre, i valori, i veleni e le sopraffazioni del capitalismo – genere molto in voga ultimamente, causa attualità -, dove tutti hanno un prezzo; ha una sceneggiatura solida, un ritmo incalzante e un finale che non consola ma spiazza e fa riflettere. E poi il diabolico Robert Miller è interpretato da Richard Gere – splendido 63enne molto in forma e molto in parte – ed è sempre un piacere ritrovare Tim Roth, qui nel ruolo del detective.
Dirige Nicholas Jarecki, anni 34: bravo!