Cinema: “Il figlio dell’altra” di Lorraine Lévy

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A Tel Aviv Joseph scopre di non essere il figlio biologico dei genitori e di essere stato scambiato nella culla con Yacine, che vive coi genitori palestinesi nei territori occupati della Cisgiordania. Due famiglie, due realtà, due storie, due popoli in conflitto si incontrano, si interrogano e si confrontano su una verità che sconvolge  e disorienta e comprensione, dialogo e accettazione passano attraverso le due mamme – sofferenti ma non paralizzate dall’angoscia come i padri -, e i due giovani chiamati a rivedere le loro vite e a guardare al futuro. Lo stile è misurato e la leggerezza è forse proprio il punto debole di un film che comunque conquista ed emoziona.

Bravi gli interpreti, a cominciare da Emmanuelle Devos e Pascal Elbé.

9 pensieri su “Cinema: “Il figlio dell’altra” di Lorraine Lévy

  1. pepasaera

    Cara Ilaria,
    questo film l’avevo visto l’anno scorso alla sua uscita in Francia, al ritorno dal mio primo viaggio in Israele: mi era piaciuto molto.
    Trovo che il regista abbia voluto infondere un filo di speranza in una guerra infinita che a guardar bene è tra popoli la cui vicinanza –anche genetica, è proprio quella dei fratelli…
    S.

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      1. pepasaera

        Anche a me fa sempre molto piacere ritrovarti: base a Genova e tanti viaggi, per lavoro, per piacere. Magari quest’estate potresti venire a farti un bagno in liguria 🙂

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  2. Giordana Talamona

    Ciao Ilaria, cambio per un attimo argomento per chiederti lumi su Baaria. L’ho rivisto recentemente e il finale rimane un vero mistero. Mi sono data piu’ di una spiegazione ma vorrei sapere se conosci quella di Tornatore. Grazie.

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    1. Ilaria d'Andria

      Mi arrendo! Il finale di “Baaria” proprio non me lo ricordo.
      Vediamo se qualcuno ci può aiutare.

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  3. Anny ciaoooo!!!!

    Mi consolo di non essere l’unica : sia per i libri letti che per i film visti, più di qualche volta stento a ricordarmi trama e finale…che sia in overdose? Poi naturalmente ci sono film e libri del cuore, che ricordo con trasporto perché ancora mi emozionano. Mosche bianche…

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  4. Giordana Talamona

    Io mi sono data tutta una serie di spiegazioni, tipo che il bimbo che esce dalla classe della vecchia Baaria, vestito di cenci, per entrare nel mondo contemporaneo, potrebbe essere un qualunque bimbo di oggi, costretto dalla povertà ad elemosinare… La mosca è la Sicilia piegata dalla mafia e dalla cattiva politica, ma nonostante questo sempre viva? Insomma, le congetture potrebbero essere infinite. Io voglio sapere, però, se qualcuno sa il significato dato dal regista.

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  5. vronsky

    Il finale di “Baária” riassume in pochissimi minuti la vita tutta del protagonista, che, mandato dal padre all’inizio della narrazione a comprargli le sigarette, e da qui comincia la narrazione in modalità flashback,ripercorre velocemente tutta la sua vita nel percorso attraverso la cittadina che si trasforma alle sue spalle in tempo reale, mentre lui attraversa spazio e tempo. Lascia la tabaccheria agli albori degli anni ’50 ed arriva a casa ai tempi nostri, con le auto, il traffico aumentato, le case modernizzate.Una specie di scatola cinese, una accelerazione di emozioni che è la cosa più emotivamente toccante di tutto il film.

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