I depositi della Galleria Borghese a Roma sono aperti al pubblico dal 2005, ma pochi lo sanno. Qualche giorno fa ne ha parlato il telegiornale regionale del Lazio e mi sono subito incuriosita. Basta andare alla Galleria Borghese, pagare 2 euro e prenotarsi per una delle due visite guidate del pomeriggio (alle 15 e alle 16) e, con un’addetta della Galleria, salire in un piccolo ascensore tondo nei piani alti, e visitare i depositi dove sono conservati i quadri, che appartengono alla collezione dei principi Borghese, ma non hanno trovato posto nella Galleria, affollata com’è di capolavori.
I depositi, in realtà, sono sale molto ordinate, con pareti coperte di tele e belle poltrone dorate appoggiate alle pareti. I quadri non sono tutti capolavori, ma comunque di qualità e sono opere di maestri del Cinque-Seicento, italiani e fiamminghi, di autori spesso noti, come Paris Bordon, Sebastiano del Piombo, il Cavalier d’Arpino e di pittrici pregevolissime come Lavinia Fontana e Sofonisba Anguissola. Alcune sono bellissime copie d’epoca di grandi come il Correggio o Tiziano e poi ci sono piccoli capolavori, quadri di ridotte dimensioni: sognanti paesaggi fiamminghi e preziose opere su pietra dura, come quella dei celebri artigiani fiorentini, che ritrae un uccello rosso. Fra questi, uno mi ha colpito, in particolare, per la sua bellezza e originalità: l’autore si chiama Orbetto (1578-1689) e dipinge su lavagna, una pietra, come si sa nera, dalla quale emerge il corpo magnifico di un Cristo nel sepolcro, sorretto da una pia donna, appena illuminato dalla fiamma di una candela. Altra curiosità, una bellissima copia di un quadro del Correggio che ritrae una giovane Maddalena china su un libro, combinazione davvero insolita. Insomma se venite a Roma, tra le tante cose da vedere c’è questa, una visita per nulla affollata (noi eravamo in tre) mentre per la Galleria, da vedere comunque, bisogna prenotarsi per tempo.