Il libro che mi ha cambiato la vita non me l’ha cambiata, la vita. Non e` andata come sarebbe potuta andare. Sliding doors, deviazioni, capricci del destino.
A sedici o diciassette anni vivevo in Inghilterra, da sola, senza la famiglia ci&&&&&œlig;lig;lig;lig;lig;`, in una scuola severa. Molte le fughe. Durante un viaggetto solitario per il Galles in autostop (parola che e` una dichiarazione
anagrafica: come dire Sip o frigidaire) finii non so come in una fattoria interamente alimentata da energie alternative, l’acqua, il vento, il sole. C’era anche una coppia di lesbiche che avevano un bambino. A paragone con l’Italia arretrata e bigotta di quegli anni, o forse non soltanto di quegli anni, sembrava di essere capitati sulla Luna. Pioveva tantissimo. Pioveva sempre.
Pioveva come non ha mai piovuto nella storia del pianeta Terra. Rimasi li` qualche giorno. Quando non sgranavo gli occhi per la bizzarria del luogo e dei suoi abitanti, leggevo. In quegli anni portavo
giacche enormi con enormi tasche, sempre le stesse, bianca a righine d’estate e blu di panno ruvidissimo d’inverno, in una tasca tenevo sempre un libro, nell’altra una pipa. Per darmi un tono, suppongo. Darei non so cosa per entrare (brevemente) nella mia testa di allora. Nella fattoria della pioggia, avevo finito la provvista e leggevo quello che trovavo li`. Di uno, il libro che mi ha cambiato la vita o anzi non me l’ha cambiata, ricordo tutto tranne titolo, autore, editore. Peccato non averlo rubato, come (ehm) parecchi altri prima e dopo.
Era un manuale di orticoltura. Bellissimo. Con illustrazioni meravigliose, come solo gli inglesi sanno, e istruzioni dettagliatissime su concimazione, irrigazione, attrezzi, infestanti, prose (che sarebbero le aiuole), trapianti, drenaggi, pacciamatura, sarchiatura, fertilizzanti, compost, semina a spaglio o a postarella, perenni e annuali, talee, ibridi, raccolta, rotazioni: tutto. Fascino assoluto.
Dopo un paio di giorni lo sapevo a memoria e smaniavo dalla voglia di mettere in pratica, di mettere le mani nella terra. Decisi irrevocabilmente che avrei studiato agraria per salvare il mondo dal la fame. Forse mi accesi la pipa, per celebrare la solennita` del momento. E infatti. Accidenti, quel libro ce l’aveva messa tutta, ma la vita
e` andata da tutt’altra parte. Non uno ma centinaia o forse migliaia i libri che l’hanno cambiata, Eliot e Bulgakov, Diderot e Capote, Gombrowicz e Flaiano, Pus?kin e Achmatova, Shakespeare ma anche le tonnellate di romanzi mediocri, di saggi mosci, di emerite porcherie maneggiate in tanti anni: i libri, tutti, sono stati il mio lavoro, dunque la mia vita.
Adesso che la vita e` nuovamente cambiata, quando prendo zappetta e annaffiatoio e vado nel mio orto, la` dove salvo non piu` il mondo ma una sua minuscola porzione, e mi interrogo sul rapanello,
che e` una brassicacea e dunque andrebbe messo dove lo scorso anno c’erano i pomodori, e su cosa fare contro la cocciniglia, e su quale varieta` di carciofo tentare, e qualsiasi altra cosa scompare a fronte della concretezza e dei suoi frutti, il fantasma del libro perduto mi accompagna. Ha vinto lui. Per festeggiare mi siederei a guardare le colline accendendo la pipa, se la fumassi ancora.
pubblicato per gentile concessione di Longanesi, tratto da I libri ti cambiano la vita. Cento scrittori raccontano cento capolavori, a cura di Romano Montroni.
E’ vero la cura dell’orto ti riempie la vita.