Tutti di qualità i film nelle sale da questo giovedì, iniziamo la nostra consueta presentazione settimanale da Le vele scarlatte di Pietro Marcello. Il film, ambientato alla fine la Prima Guerra Mondiale in un villaggio in Normandia, racconta la storia di Juliette, che vive col papà reduce e che aspetta l’arrivo delle vele scarlatte per andarsene via, come le ha profetizzato una maga. Ma che bella questa favola di emancipazione femminile, contraddistinta dallo stile e dalla mano di Marcello. Racconta una storia di donna anche Un bel mattino di Mia Hansen-Løve. Sandra (magnifica Léa Seydoux), madre vedova di una figlioletta di cinque anni, inizia una relazione con Clément, un amico di gioventù in crisi coniugale, mentre deve occuparsi del padre, amatissimo insegnante di filosofia con demenza degenerativa incalzante. C’è il dolore, c’è la gioia, ci sono le fragilità, insomma c’è la vita in questo film, con un amore in arrivo e un grandissimo amore in partenza, e tutto è misurato e in perfetto equilibrio tra profondità e leggerezza, non perdetelo. Nelle sale da oggi inoltre Grazie ragazzi, la nuova commedia di Riccardo Milani il cui protagonista è Antonio, un attore disilluso e disoccupato – al momento sbarca il lunario doppiando film porno – che accetta di dare ripetizioni di recitazione a un gruppo di detenuti. L’inizio è complicato ma poi Antonio, ritrovati l’entusiasmo e la passione necessari, decide di mettere in scena Aspettando Godot di Samuel Beckett. Seguiranno successi e imprevisti. La passione per il teatro, il ruolo (salvifico e liberatorio) della cultura, la realtà del carcere…: d’accordo, il film è un rifacimento, l’ennesimo, il che denota mancanza di idee e quindi di originalità, ma almeno funziona e arriva, al netto della lunghezza spropositata e della prevedibilità, e gli attori – Antonio Albanese, Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Fabrizio Bentivoglio – sono in forma. Chiudiamo la nostra presentazione con Nezouh – Il buco nel cielo, il toccante film della regista siriana Soudade Kaadan ambientato in una martoriata Damasco durante la guerra civile siriana i cui protagonisti sono una coppia e la loro figlia 14enne. Quando il loro appartamento viene squarciato da una bomba, creando il buco nel cielo del titolo, Hala e Zeina decidono di avventurarsi all’esterno, per assaporare la libertà, al contrario di Motaz, deciso a non voler diventare un rifugiato. Sono poi usciti La fata combinaguai di Caroline Origer, Ma Nuit di Antoinette Boulay e infine l’11 gennaio è iniziato il tour su e giù per l’Italia di Noi ce la siamo cavata, il vitale documentario di Giuseppe Marco Albano che racconta – tra ricordi e interviste a chi partecipò nel 1992 a Io speriamo che me la cavo, il film di Lina Wertmuller tratto dalle pagine di Marcello D’Orta – i loro percorsi di vita e quel che sono diventati oggi, trent’anni dopo.