The elevator, regia di Marco Coglitore

di

locandinaA New York, Jack Tramell, arrogante conduttore tv di un popolarissimo programma di quiz, viene sequestrato nell’ ascensore del suo palazzo da una donna in cerca di una vendetta personale, peraltro è la sera del Labour Day, la città si è svuotata e hai voglia di sperare in un aiuto. I ruoli si capovolgono, Tramell diventa il concorrente ma il gioco cui la sconosciuta lo sottopone potrebbe avere dei risvolti terribili. Perché tanta cattiveria? L’uomo è davvero innocente come afferma? Per il suo primo lungometraggio Massimo Coglitore cerca un posto in ascensore, luogo carico di metafore e simboli che ha molto suggestionato il cinema, e The Elevator, girato con attori americani per imporsi nel mercato internazionale, ambisce a essere un thriller psicologico ispirato a fatti reali, il traffico dì organi, ma i dialoghi insensati e la mancanza si suspence non riescono a sedurre granché. Resta comunque il coraggio di osare ed è sempre un piacere ritrovare Burt Young, celebre per aver interpretato il cognato di Rocky Balboa, qui nel ruolo di un portiere distratto, guarda caso, dal programma del sequestrato.

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