A New York, Jack Tramell, arrogante conduttore tv di un popolarissimo programma di quiz, viene sequestrato nell’ ascensore del suo palazzo da una donna in cerca di una vendetta personale, peraltro è la sera del Labour Day, la città si è svuotata e hai voglia di sperare in un aiuto. I ruoli si capovolgono, Tramell diventa il concorrente ma il gioco cui la sconosciuta lo sottopone potrebbe avere dei risvolti terribili. Perché tanta cattiveria? L’uomo è davvero innocente come afferma? Per il suo primo lungometraggio Massimo Coglitore cerca un posto in ascensore, luogo carico di metafore e simboli che ha molto suggestionato il cinema, e The Elevator, girato con attori americani per imporsi nel mercato internazionale, ambisce a essere un thriller psicologico ispirato a fatti reali, il traffico dì organi, ma i dialoghi insensati e la mancanza si suspence non riescono a sedurre granché. Resta comunque il coraggio di osare ed è sempre un piacere ritrovare Burt Young, celebre per aver interpretato il cognato di Rocky Balboa, qui nel ruolo di un portiere distratto, guarda caso, dal programma del sequestrato.