Correva il mese di maggio 1972 a Washington quando il presidente Nixon, alla vigilia della sua rielezione alla Casa Bianca, per controllare ogni minima informazione nonché per non far emergere il caso Watergate, in seguito alla morte di Edgar Hoover mise un suo uomo di fiducia a capo dell’Fbi, istituzione fino ad allora indipendente. Ma il vicedirettore Mark Felt (lo statuario e solenne Liam Neeson), annusata la manovra, non si sa se per etica o per vendetta fece trapelare quel che sapeva contribuendo in modo decisivo alla fine di Nixon. Telefonate, soffiate, intercettazioni, faldoni, sigarette, cabine telefoniche, stanze, scrivanie e corridoi del potere, intrighi, colpi bassi…, non mancano certo gli ingredienti giusti in The Silent Man, il film di Peter Landesman sulla storia vera di Mark Felt, la gola profonda che rivelò il suo ruolo in un’intervista rilasciata nel 2005, peccato ci siano più dialoghi che azione, peccato latiti la suspence, peccato si fatichi a districarsi nella vicenda – a meno che non si conosca bene l’argomento -, peccato il tutto sia alquanto ripetitivo e quindi, inevitabilmente, anche un poco poco noioso.