Christine ha diciassette anni, non accetta il suo nome e si fa chiamare Lady Bird, frequenta l’ultimo anno di un liceo cattolico, non ama il luogo dove vive – Sacramento, in California -, ha un padre disoccupato e affettuoso, vive male il rapporto difficile con la madre preoccupata del suo futuro, frequenta coetanei con pochi ideali, è indecisa su chi amare, si iscrive a un corso di teatro nonché a un college di New York, la città dei suoi sogni con l’ambiente, le atmosfere e le persone che vuole frequentare: finalmente è uscito nelle sale Lady Bird, l’esordio alla regia di Greta Gerwig con cinque candidature all’Oscar, un racconto di formazione universale sincero, a molti tratti toccante, semplice e mai banale, pieno di grazia, partecipazione, malinconia e allo stesso tempo di spensieratezza. Davvero brava Saoirse Ronan nel ruolo della studentessa di provincia insicura, sfiduciata e confusa ma determinata a trovare la sua strada e a realizzare i suoi sogni e superlativa Laura Metcalf in quello della madre severa ma amorevole.