Nel maggio del 1940 – mentre il nazismo si stava diffondendo e l’esercito inglese era incastrato a Dunkerque – dopo le dimissioni di Neville Chamberlain pur tra molti contrasti in quanto ritenuto inadatto al ruolo divenne primo ministro del Regno Unito Winston Churchill (Gary Oldman). L’uomo si trovò a dover prendere decisioni cruciali per il futuro del suo paese e della Seconda guerra mondiale e L’ora più buia di Joe Wright si focalizza proprio sulle manovre politiche di Churchill, sull’importanza della parola e della retorica nonché sul suo carattere scostante ma ironico e anche pieno di umanità e desideroso di avvicinarsi alla gente (emblematica la sequenza in metropolitana). Il risultato è un film tradizionale, confezionato con cura e con un’ impostazione parecchio teatrale, quindi un poco claustrofobico – l’azione si svolge quasi tutta nelle stanze, al chiuso, del potere -, e a tratti statico, non ci sono guizzi rilevanti e più volte bussa la retorica ma c’è un grande attore, Gary Oldman, che entra con incredibile efficacia nei panni del protagonista, e la sua interpretazione già da sola vale il prezzo del biglietto.